Sisifo, come riferisce il mito, è condannato a portare sù in montagna il masso che si trova a valle e che gli appartiene, ma poi la pietra di consistente volume ricade giù, e Sisifo anche lui riscende per riprenderla e riportarla alla vetta. Edgar Morin osserva che ognuno di noi ha il suo "circolo". Questo circolo può essere vizioso, e la risposta che si può dare ad esso non è tanto quella di spezzare il circolo, perché ad ognuno di noi ne spetta uno suo personale. Quello che semmai si può fare è cambiarne la valenza, così da trasformarlo in "ciclo virtuoso". Lo stesso concetto credo che sia stato illustrato da Giorgio Abraham nella sua convinzione che compito dell'uomo sia quello di trasformare il male in bene. Male e bene, d'altra parte, appartengono alle modalità stesse del vivere, e se la caduta rappresenta la metafora del male, l'ascesa indica invece la metafora del bene. I modi di 'cadere' nell'esistenza sono tanti e facili, mentre l''ascesa' verso il bene comporta la fatica del crescere e un lavoro mentale su se stessi. I circoli di Sisifo sono, allora, questi instancabili movimenti dell'essere umano, apparentemente senza senso, come la vita, movimenti circolari che comportano uno sforzo verticale, probabilmente perché le cose che hanno valore nell'esistenza si conquistano con la fatica, come insegna Erich Fromm. Tuttavia, non sappiamo per quanto tempo il 'masso' rimane in cima, per cui è umano, troppo umano - come direbbe Nietzsche - che possa venire il tempo in cui esso rotoli un'altra volta giù. Sisifo allora si metterà un'altra volta in cammino per riprenderlo e riportarlo sù, perché questo esige la parabola esistenziale di ognuno di noi. Lasciare che il 'masso' rimanga giù e non riportarlo sù equivale a tradire la propria presenza nel mondo, come purtroppo spesso avviene per tanti destini umani, per cui vivere significa mantenere vivo il movimento dei circoli di Sisifo. Nel mito dell'antichità tuttavia non si parla di "circoli" attribuiti alle peripezie di Sisifo. I "circoli" che attribuisco a Sisifo hanno un significato sia etico che psicologico e concernono la mia interpretazione di questo mito. Questi "circoli" sono, fondamentalmente, due psicologie etiche differenti che possono caratterizzare i comportamenti umani, di valenza l'una opposta all'altra.
Come sappiamo, Albert Camus pubblicò un saggio filosofico sul mito di Sisifo, tuttavia dedicando un brevissimo capitolo a questo mito. Il libro di Camus in realtà è centrato sul tema dell'assurdo che attraversa l'esistenza di ognuno di noi. Sisifo è condannato a questo movimento, apparentemente assurdo, tra valle e montagna rimanendo inchiodato al suo masso. Ognuno di noi è chiamato a dare senso alla propria esistenza, e la costruzione di questo senso è un'opera artigianale, se non artistica, che non ha niente di oggettivo o scontato, proprio perché è squisitamente personale. La 'tela' da dipingere, in questo caso, è l'intera propria esistenza dispiegata nel corso del tempo. Se il movimento di Sisifo può apparire noioso, o assurdo per dirla con Camus, spetta alla propria immaginazione creatrice riscattarlo attraverso le opere della vita a cui ci si dedica.
La mitologia ci racconta che Sisifo era un mortale che per raggiungere i suoi obiettivi ricorreva alla scaltrezza della sua astuzia. Uno dei suoi obiettivi era la conquista di amanti che metteva incinte e che gli procuravano dei figli. Una volta Zeus rapì la figlia giovane e bella di Asopo per farne la sua amante. Asopo voleva sapere chi si era portato via la sua figliola. Sisifo era stato testimone del rapimento e promise ad Asopo di dirgli chi aveva rapito la figlia in cambio della realizzazione di una fontana in un certo luogo. Zeus però seppe del comportamento di Sisifo, della sua 'spiata', e decise allora di castigarlo con una punizione eterna da scontare agli inferi. La punizione consisteva nel famoso episodio del masso e di cui ho accennato sopra. Grimal riferisce che ci sono diversi episodi che parlano delle astuzie di Sisifo, ma di ciò che si sa di lui è però frammentario e incompleto oltre all'episodio della punizione di Zeus.
Riferimenti bibliografici
CAMUS A.
- 1942, tr. it. Il mito di Sisifo, Milano, Bompiani, 1980.
GRIMAL P.
- sesta ed. 1979, nona ed. 1988, tr. it. Enciclopedia
dei miti, Milano, Garzanti, 1990.
FROMM E.
- 2007, tr. it. La forza dell'amore, Bellinzona, Casagrande.
MORIN E.
- 1977, tr. it. Il metodo. 1. La natura della natura, Milano,
Cortina, 2001.
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