venerdì 25 gennaio 2008

Presentazione del blog

Eraclito pensava che 'tutto scorre' e muta. Cronos (o Saturno) è il dio del tempo, e dà un nome divino al pensiero eracliteo. Eppure sappiamo che qualcosa rimane costante in noi esseri umani. Si tratta di quella relativa 'eternità' che sperimentiamo, quel sentimento di costanza che chiamiamo essere. E', appunto, l'essere che anela a creare le forme che danno sostanza al divenire della temporalità che è in noi. Ogni essere umano è un creatore di forme in ogni momento della sua esistenza. L'identità della persona si concretizza in ciò che fa, e questo fare sono i continui movimenti del corpo, che spontaneamente, nell'esistere, sono di per sé 'forme'. Se ogni persona è unica, questa unicità è data dalle forme particolari dei suoi movimenti corporei. A volte sappiamo riconoscere una persona dal suo particolare modo come cammina, la riconosciamo anche di spalle, ne notiamo il modo come parla, le forme dinamiche che vengono espresse dal suo viso, dal suo sguardo. I dinamismi del nostro corpo creano continuamente delle forme, creano la persona unica con una sua personalità. In queste forme, che tuttavia non sono mai statiche e che si succedono continuamente nel tempo, individuiamo le espressioni dell'essere, che tuttavia 'viaggia' nel suo divenire.
Possiamo 'fissare', 'eternizzare', certi momenti della nostra esistenza con la scrittura, descrivendone l'accadere. Rileggendo a distanza di tempo quello che abbiamo scritto, con la mente attiviamo la memoria-immaginazione che ci presentifica i momenti vissuti e di cui abbiamo scritto a suo tempo. In questo modo, la situazione vissuta a suo tempo, nel passato, diventa presente 'gustato' mentalmente, grazie all'effetto della memoria sull'immaginazione.
Se guardando e ascoltando una persona ci colpiscono 'certe cose' di lei, queste 'cose' sono delle particolari forme che la caratterizzano e che lasciano una traccia nella nostra memoria. Quelle 'forme', le forme dinamiche di un'altra persona inventate dai movimenti del suo corpo, entrano in interazione con il nostro sentimento di costanza che così li 'memorizza'. L'artista, in fondo, non fa che ricreare le forme del corpo umano, di un paesaggio, o 'inventa' un'opera astratta, nel caso dell'artista figurativo. Una danzatrice 'mette in forma' un balletto, si allena per creare un'illusione artistica nel movimento del suo corpo, in armonia con la musica e anche un copione di sceneggiatura teatrale. Ogni arte ricrea dei movimenti dotati di senso, delle forme dinamiche di 'essere' nel dare espressione all'immaginazione creatrice secondo l'uso di materiali e di trame che si compiono nel tempo, tra un inizio e una fine inevitabile. Tra l'inizio e la fine di un intervallo di tempo c'è, in questo caso, l'avventura dell'immaginazione e della costruzione artististica di una sua creazione.
In questo senso, abbiamo bisogno di forme che è la Psiche a suggerire alla consapevolezza dell'Io, nel lavoro attivo dell'immaginazione, e che danno al divenire della vita delle idee e delle immagini per rendere viva la nostra esistenza, forme che, come già ho accennato sopra, creiamo continuamente in maniera spontanea, perché la vita è movimento anche quando apparentemente stiamo 'fermi'. Da questo punto di vista, la nostra Psiche è platonica, e ha un suo "Iperuranio delle Idee". In un modo o nell'altro, in fondo gli psicologi del profondo sono platonici, e ognuno cerca di mettere in forma un linguaggio particolare per esprimere le proprie idee psicologiche. Delle forme ne abbiamo bisogno anche nel movimentare l'essere nel suo bisogno di vissuto. Ciò accade attraverso la rappresentazione di forme artistiche o quando siamo noi stessi in prima persona a creare le forme dei movimenti del nostro corpo. In senso esperienziale, ricorriamo all'uso di mezzi espressivi - scrivendo, dipingendo, usando la creta per una scultura, danzando - anche se queste espressioni non sono finalizzati alla professione di artista, ma a dare piacere, riflessione, senso alla propria esistenza, oppure assistendo da spettatore a delle rappresentazioni artistiche per saturare un bisogno di forma del nostro essere.
Ciò che chiamiamo "prevenzione" ha a che fare anche con la messa a punto delle forme del nostro singolare divenire. Ogni essere umano ha, potenzialmente, un suo ciclo di vita da attraversare, e in ogni stadio i movimenti del suo corpo creano continuamente delle forme che lo caratterizzano. I parenti, gli amici, i conoscenti, le persone che si amano, l'insegnante, i compagni di scuola, le persone dell'ambiente di lavoro, il capo e i suoi colleghi, tutti loro 'riconoscono' "Giovanni", "Michele"o "Roberta", di stadio in stadio, nel corso del loro ciclo di vita. Ecco le forme che caratterizzano, inconfondibilmente, ogni persona anche se cambia nel corso del suo ciclo di invecchiamento. Tutto questo, tuttavia, non è soltanto ciò che percepiamo nel mondo esterno, ma anche la percezione del reale che diventa nostra interiorità. Ogni aspetto del reale esterno viene interiorizzato e va a costituire il nostro mondo. Così dentro di noi abbiamo il fuori che ci circonda, e attraverso i vari codici espressivi, soprattutto il linguaggio fatto di parole, cerchiamo le forme per restituirlo e condividerlo con gli altri, così come lo abbiamo inteso dal nostro punto di vista. In questo modo, nell'ambito della società di cui facciamo parte, ma oggi anche a livello globale attraverso Internet, al di là degli Stati-nazione, ci facciamo dei soggetti culturali, e oggi possiamo anche dire che siamo dei soggetti culturali transnazionali.
Esprimere un pensiero e fare uso di un linguaggio per dare a Psiche il suo alimento, è un modo per renderla attiva e viva. Credo che questo sia già un lavoro mentale in funzione preventiva. Ci occuperemo, qui, di psicologia (nelle sue varie aree), scienze umane (filosofia, sociologia, antropologia, politica, storia, giornalismo), arti (letteratura, poesia, opere figurative, nuove tendenze artistiche), non nell'ottica di un sapere enciclopedico ed onnipotente, ma nell'umiltà del diletto trasversale del sapere, favorendo nuove sintesi culturali al di là dei confini disciplinari tradizionali, nella convinzione epistemologica del sapere complesso e di una visione globale della realtà. In questo modo, eviteremo compartimenti che frammentano il reale secondo il riduzionismo cartesiano, attribuendo valore al nuovo orientamento sulla salute dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) a partire dalla Conferenza di Helsinki del 2005, nella consapevolezza che la prevenzione dei comportamenti umani sia da individuare nell'umano stesso, in teoria e prassi, così come gli ostacoli che ne impediscono la sua effettiva incarnazione. L'ambivalenza, d'altra parte, caratterizza il modo di pensare e di agire degli individui, anche, paradossalmente, verso loro stessi. Questa constatazione ci permette di comprendere, in parte, le difficoltà che s'incontrano nella realizzazione di ogni possibile programma di prevenzione. In ogni caso, qui vale quel pensiero di Emile M. Cioran quando afferma che non potendo risolvere le contraddizioni della realtà concreta le ha trasformate in problemi teorici.

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