martedì 22 gennaio 2008

Psicologia della religione, psicoterapia e prevenzione mentale

INDICE DEI PARAGRAFI
  • Alcune note iniziali di psicologia della religione
  • Un evento contingente fa emergere il conflitto tra religione cattolica e scienza
  • Scandali sessuali nella Chiesa cattolica
  • Le religioni storiche
  • Religione, politica e declino sociale
  • Psicoterapia, religiosità, prevenzione mentale
  • La religione del Nuovo Testamento
  • Il pensiero unico del Vaticano
  • Il lato nascosto dell'amore
  • Religione e politica
  • Gli aspetto terapeutici della pratica religiosa e la religiosità della psicoterapia
  • Istituzioni e istituzione religiosa
  • Nevrosi ossessiva, psicosi paranoica e religione
  • Note conclusive senza conclusione
  • Riferimenti bibliografici
Alcune note iniziali di psicologia della religione
Lo psicologo Gordon W. Allport ha scritto un saggio dal titolo L'individuo e la sua religione che è ancora attuale per comprendere gli aspetti favorevoli del fenomeno religioso. Egli ci tiene a sottolineare che ogni individuo ha un modo suo di praticare la religiosità. Eppure, noi possiamo evidenziare, che le religioni collettive come l'ebraismo, il cristianesimo, l'induismo, l'islamismo, il buddhismo, non possono che uniformare la pratica religiosa, per cui specialmente quando si è insieme più fedeli a osservarla i rituali di preghiera sono gli stessi per tutti. Allport invece, da buon psicologo, insiste che ognuno pratica la religione secondo 'sfumature' differenti rispetto a come viene praticata da un altro fedele, e viceversa. Per cui, egli avverte, che in questo senso non può che deludere coloro che sono convinti che una religione viene praticata in maniera uniforme e serializzata. Ogni essere umano ha un "atteggiamento religioso" che è personale e che differisce da chiunque altro. Per cui "[...] esistono tante varietà d'esperienza religiosa quanti sono sulla terra gli individui religiosamente disposti." (Allport, 1950, tr. it. 1972, p. 78).
Dobbiamo però constatare che, nel caso del fanatismo religioso di gruppo o collettivo, si possono perseguire degli obiettivi criminosi in nome della religione professata. Per esempio, il terrorismo islamico di cui è noto a tutti il fenomeno dei kamikaze che si attaccano al corpo una cintura con cariche esplosive di tritolo e che si lasciano esplodere, al prezzo della loro stessa vita, per raggiungere gli obiettivi concordati insieme con gli altri fanatici, e che di solito sono, alla fine, la morte di altre persone. In questo caso, le 'sfumature' con cui ognuno professa un credo religioso mi pare che sono messe da parte, prevalendo l'ideologia collettiva mortifera che strumentalizza il credo religioso. La stessa cosa si potrebbe dire delle crociate cattoliche medievali, dove la religione veniva strumentalizzata per giustificare la guerra e la morte del 'nemico'.
Allport osserva, giustamente, che nei momenti di crisi l'individuo si rivolge alla religione, mentre quando sta bene e vive nel benessere nemmeno considera il "sentimento religioso". Così ci si rivolge a "Dio" affinché possa liberare dall'ossessione degli incubi, da qualche privazione, dal senso di colpa, dalla paura, dall'insicurezza, dalla malattia, dal dolore di un lutto. (Allport, 1950, tr. it. 1972, pp. 57, 64). Ci si rivolge per gli stessi motivi anche alla psicoterapia, quando ci si accorge che la religione non è stata d'aiuto, o quando si professa l'ateismo o l'agnosticismo, o in ogni caso si coltiva una coscienza laica, e si sta male e da soli, o con l'aiuto di parenti, conoscenti o amici, il malessere, il disturbo psichico più o meno grave, continua ad attanagliare la persona sofferente.
Quando ci si sente terrorizzati si prega "Dio", o altre divinità della propria tradizione religiosa, affinché si venga liberati da quel terrore. Invece per i terroristi religiosi accade un fenomeno curioso: utilizzano il terrorismo, di cui forse sono stati vittima, per terrorizzare i 'nemici'. In questo modo nascono i nemici planetari, lo "scontro di civiltà" e si ritorna alla logica della guerra delle crociate medievali. E' probabile che questi terroristi religiosi non hanno strumenti culturali alternativi, come invece dispongono gli occidentali, per cui hanno assolutizzato il loro credo religioso che così è diventato anche una sorta di pensiero unico monoteista attraverso cui, rigidamente, interpretano la realtà in termini di 'o questo o quello'. Il terrorismo religioso arriva allora a volere un "gioco a somma zero" dove si crede che c'è un 'vincitore' e un 'vinto', mentre alla fine ci sono solo perdenti da entrambi i fronti che 'giocano' la partita al massacro. Questo tipo di 'gioco' non fa che alimentare la logica della vendetta, la spirale dell'odio che non ha mai fine, se non cambiando il tipo di gioco. Mors tua vita mea è la logica che sta alla base del mortifero "gioco a somma zero".
D'altra parte, è la demagogia di voler trovare a tutti i costi un 'nemico' da abbattere, per esempio, per soddisfare i propri interessi economici, che può incentivare la costruzione di razionalizzazioni politiche a sfondo religioso che orientano la politica di potenza di certe nazioni. Depredare delle risorse naturali, come il petrolio, che appartengono a una nazione, che per altri versi è povera, e che ha un regime dittatoriale, fa gola ai paesi ricchi avidi di risorse energetiche che cominciano a scarseggiare nel loro mondo, di conseguenza si costruiscono delle basi ideologiche che usano la religione per farle la guerra, e il gioco è fatto. Anche qui abbiamo il mors tua vita mea.
Dobbiamo tuttavia ricordare anche il caso del mors mea vita tua. La crocifissione di Cristo in tono maggiore, come il suo "porgi l'altra guancia" in tono minore, possono essere considerati da una parte come forma di masochismo morale, dall'altra come sacrificio altruistico. Cristo muore in croce per salvare gli uomini dai loro peccati. E' come se il suo tragico sacrifico dovesse far sentire gli uomini in colpa di fronte alla loro aggressività, di pensarci due volte prima di fare del male al prossimo, da quell'evento paradigmatico in poi. René Girard interpreta il sacrificio inaudito di Cristo come fondazione di cultura e di pace, e non motivo per fare la guerra (v. Girard, 1982, tr. it. 1987; Scruton, 2007, in Vita e Pensiero, n. 6, pp. 24-32)
Una persona autenticamente religiosa non coltiva l'odio e il "gioco a somma zero", ma il vita mea vita tua, ossia il "gioco a somma diverso da zero", dove tutti si salvano, e non ci sono né vinti e né vincitori. Paul Watzlawick aveva messo in evidenza la natura differente di questi due tipi di "giochi", nel suo Di bene in peggio. istruzioni per un successo catastrofico (Watzlawick, 1986, tr. it. 1987). Una persona autenticamente religiosa coltiva l'amore, e la sua religiosità diventa il tramite per 'creare legami' di pace, tenendo presente, nella sua consapevolezza, del lato oscuro che accompagna sempre l'amore stesso. Il Dio monoteista, ricordiamoci, che non è solo amore, ma anche timore.
Un evento contingente fa emergere il conflitto tra religione cattolica e scienza
Papa Benedetto XVI viene invitato dal rettore dell'Università "La Sapienza" di Roma, in maniera impropria, per l'inaugurazione dell'anno accademico il 17 gennaio del 2008. Un gruppo di 67 professori universitari, e con loro un bel pò di studenti, sono contrari che il Papa tenga il suo discorso nella prestigiosa università italiana della capitale. Ne nasce una polemica e un caso storico che viene riportato dalla stampa, con pareri pro e contro nei confronti dei contestatori. Alla fine il Papa decide di non recarsi alla Sapienza. In gioco c'è l'atteggiamento laico-democratico di permettere, almeno in linea di principio, a tutti i soggetti pubblici di poter esprimere il proprio pensiero, anche se può provocare un coro di dissensi da parte di coloro che non la pensano allo stesso modo. Si è ricordato il pensiero di Voltaire: posso non essere d'accordo con quello che dici, ma mi battero fino all'ultimo affinché tu possa esprimere il tuo pensiero. L'episodio inoltre si è complicato per l'intervento dei politici che contano, per solidarietà verso il Papa, la domenica 20 gennaio 2008 per la manifestazione dell'Angelus a Piazza San Pietro. La sinistra del Partito democratico (Pd), attraverso la voce di sindaci come Domenici di Firenze, invita il Papa a parlare nella propria città. Ne nasce una confusione tra politica e religione, e l'atteggiamento incomprensibile dei politici del Partito democratico nei confronti del Papa in termini di apertura, se non, viene da sospettare, per un tornaconto elettorale. Dove sono andati a finire i 'valori' della sinistra? Quello che un tempo era il Partito comunista, in quale creatura politica si è trasformato? Il Pd per motivi di consenso è diventato un "partito di centro" che cerca voti tra i cattolici, per cui è per questo che è diventato così compiacente nei confronti del Vaticano? Non risponderò a queste domande, credo che i giornalisti intelligenti e le personalità di cultura hanno formulato e scritto, come del resto faranno ancora, credo, delle opinioni stimolanti e illuminanti in tal senso.
Scandali sessuali nella Chiesa cattolica
In questi anni abbiamo assistito a non poche notizie scandalose i cui protagonisti sono stati proprio i soggetti del clero cattolico. In particolare modo, queste notizie sono soprattutto scandali di tipo sessuale. Preti pedofili, preti omosessuali, preti che fanno sesso con suore cattoliche, preti che hanno relazioni eterosessuali e che mettono incinta l'amante e che poi decidono di lasciare l'abito religioso, ex preti che si sposano. Lascia perplessi la mancata revisione delle posizioni cattoliche sullo stato civile del clero: perché i preti non possono sposarsi? Il Papa, i cardinali, i vescovi, possono addurre tutte le razionalizzazioni che vogliono rispetto alla questione sessuale, ma se alla fine la posizione della Chiesa cattolica è sempre la stessa, il problema rimane legato ad un ipocrita e ottuso status quo. E' proprio questa incomprensibile costrizione alla castità e alla monogamia sublimata del clero cattolico che induce loro alla nevrosi e alla perversione sessuale. I pastori protestanti possono sposarsi e mettere su famiglia, perché non possono farlo i preti cattolici? Questa posizione disumana della Chiesa nei confronti della loro stessa classe sacerdotale oltre che tragica, nel corso dei secoli, è stata anche oggetto della satira popolare e ha indotto gli artisti a ritrarre i preti nelle loro orgie sessuali.
Le religioni storiche
Tuttavia, se le religioni tradizionali sono diventate 'storiche' e si sono conservate nel corso del tempo fino ad arrivare a noi, qualche motivo valido ci sarà, almeno. In tempi in cui non esisteva la psicoterapia come la intendiamo noi, a partire dal XX secolo in poi, le religioni hanno assolto un compito 'terapeutico' per le masse. Carl Gustav Jung ha definito le religioni come dei sistemi terapeutici collettivi. Le religioni, in tal senso, hanno svolto un ruolo importante, quello di tramandare delle grandi narrazioni mitiche collettive allo scopo di creare legami tra i fedeli in nome della fede condivisa. Ciò accadeva soprattutto quando il progetto di individualizzazione, in senso sociologico, era riservato solo a una minoranza di singoli. La maggioranza delle persone invece avevano in comune la povertà, l'analfabetismo e un destino collettivo. Soprattutto tra questi ultimi, i poveri, la religione diventava l'insieme di valori da condividere e attraverso cui sentirsi 'fratelli e sorelle' rispetto a un destino comune.
La religione era praticata anche dai ceti alti e i sacerdoti avevano loro stessi un'appartenenza di classe. Solo a partire da Karl Marx la religione viene interpretata criticamente, nell'ambito della filosofia politica e sociale, come l'"oppio dei popoli". Ludwig Feuerbach ne dà un'interpretazione psicologica e antropologica, considerando "Dio" come una proiezione alienata di ciò che l'essere umano vorrebbe essere, mentre invece percepisce i propri limiti, e l'onnipotenza proiettata fuori di sé nella divinità. Nel corso del XX secolo dalla teologia si è passati alla storia delle religioni e gli studiosi si concentrano sul fenomeno della "secolarizzazione". Nietzsche, nel XIX secolo, decreta la "morte di Dio". Il destino dell'Islamismo è stato, nella sua versione radicale, il terrorismo, dalla fine del XX secolo a oggi, mentre il Buddhismo tibetano nel mondo è rappresentato dal Dalai Lama in esilio, Premio Nobel per la Pace, a causa della politica colonialista della Cina che ha annesso con le armi al proprio territorio la terra del Dalai Lama.
Religione, politica e declino sociale
Le religioni fanno discutere nel mondo. Dal punto di vista politico si mostrano spesso dei sistemi conservatori. Non è un caso che George W. Bush fa parte di una chiesa cristiana americana, come del resto, in generale, i repubblicani statunitensi. In Italia i politici, sia di destra che di sinistra, ormai è difficile distinguerli in quanto professano gli stessi 'valori', mirano quasi tutti ai voti dei cattolici, per cui per abietto opportunismo esibiscono una 'conversione' religiosa di comodo al credo istituzionale nostrano. Dall'altro lato, la Chiesa cattolica di Ratzinger mira ad essere presente nei dibattiti pubblici dei politici e del governo italiano, per dire la sua su questioni di portata "etica", non rendendosi conto che in questo modo, con questo suo atteggiamento arrogante, danneggia il valore della democrazia e della laicità dello Stato. Per non parlare poi della presenza mediatica del Papa e della Chiesa cattolica in televisione, su Internet, nella stampa.
In tutto ciò dove è possibile individuare la dimensione della religiosità e del compito della religione nell'istituzione del sacro? La Chiesa cattolica sembra che miri troppo al consolidamento e alla visibilità mediatica della sua presenza. Come chiamare questa operazione, se non aspirazione al potere e all'influenza politica nello Stato laico? Dove sono andati a finire gli insegnamenti biblici nei comportamenti del clero cattolico? Sono ancora validi nel mondo globalizzato di oggi? Oppure la Chiesa è ormai un'istituzione anacronistica e conservatrice che si autoriproduce nel tempo solo per fini di potere e privilegio? Se non è così, quali sarebbero le sue vere funzioni nella "modernità liquida"? E' più vantaggioso che un'istituzione come la Chiesa cattolica continui ad esistere oppure che cessi di esistere? Nonostante i difetti e il parassitismo del clero cattolico, quali sono i suoi vantaggi? Cos'ha di buono il Papa, quali possono essere le sue influenze positive nei confronti delle società nel mondo? Certi messaggi autorevoli, che sono da lui pronunciati, sono stimoli controcorrente che tentano di far pensare in modo diverso gli individui. Per esempio la critica al consumismo, alla guerra, o ad altri fenomeni di portata distruttiva. Dove è andato a finire il pensiero critico della Scuola di Francoforte e che ha caratterizzato la sinistra marxista di un tempo? Ne è divenuto erede il Papa? Certo, sul campo sociologico resistono ancora pensatori come Zygmunt Bauman, ma perché il pensiero critico e creativo invece di essere incoraggiato, come un'eredita positiva dell'Illuminismo, oltre che del Marxismo, è stato invece rimosso nella nostra epoca neoliberista e di capitalismo globale? L'impressione è che nelle ultime generazioni di giovani si sia incoraggiato l'analfabetismo culturale, oltre a quello delle emozioni, riducendo il progetto educativo, o diseducativo, all'acquisizione di competenze in Internet e playstation, oltre a un possibile inglese maccheronico all'italiana, trascurando tutto il resto per quanto riguarda istruzione e cultura. Forse non è un caso che all'aumento dell'ignoranza aumenti anche la violenza, fenomeni come il bullismo nella tarda infanzia e nell'adolescenza. Nelle case degli italiani, delle famiglie, oltre che dei single o delle sole coppie, che libri ci sono, se ci sono? Gli italiani che libri comprano, se li comprano? Cosa comprano, solo i volumi di 'prestigiosi' autori come di quel calciatore o di quel cantante o attore alla moda, o di un viso noto della tv, o leggono saggi di Luciano Gallino, di Zygmunt Bauman, romanzi di autori di un certo spessore o romanzieri improvvisati? E' facile farsi manipolare dai mezzi mediatici nel comprare ciarpame subculturale!
Psicoterapia, religiosità, prevenzione mentale
Erich Fromm scriveva che la religiosità è caratterizzata da un oggetto di devozione e da un sentimento orientato verso tale oggetto. In questo senso, qualunque cosa può essere divinizzata, da quell'entità trascendente che chiamiamo "Dio" all'automobile di grido, dal denaro al sesso, dal successo all'identificazione con la rockstar del momento. E' molto facile scadere, così, nell' idiolatria, nell'adorazione di falsi dei, soprattutto se si tratta di entità materiali o di un altro essere umano con cui ci si identifica in virtù di un rapporto di potere mediatico.
La psicoterapia è, in un certo senso, il rovescio della religione collettiva, ma in ogni caso entrambi hanno in comune il valore psicologico della fiducia. La psicologia parla di "fiducia" come di una qualità che l'essere umano dovrebbe sviluppare nel rapporto primario con la madre, quando si è bambini. Nell'alleanza terapeutica tra psicologo e paziente è fondamentale che quest'ultimo senta della fiducia nel primo affinché possa aprirsi raccontando di sé. La religione collettiva parla invece di fede nei confronti dell'oggetto di devozione. Se per il bambino l'oggetto di devozione è la madre, per la religione può essere "Dio". In entrambi i casi si attiva un sentimento primario di grande valore per l'essere umano. Oggi, purtroppo, il sistema di credenze di tipo consumistico rende difficile aver 'fiducia' in se stessi, se questa 'fiducia', del resto, già non difetta fin dall'infanzia, non facilita professare una genuina 'fede' religiosa. Eppure, sia la religiosità di tipo collettivo, le cui credenze riposano nella religione, che quella di tipo individuale, che trova riferimento nella psicoterapia, sono entrambi molto importanti dal punto di vista della prevenzione mentale.
'Fede' e 'mistero' sono aspetti centrali della religione cattolica, tuttavia proprio perché si basano su un 'salto nel buio' rispetto alla propria ragione, fanno sorgere il dubbio se siano sensati. Di questo era consapevole Soren Kierkegaard quando considerava quei tre aspetti fondamentali del vivere che riguardano gli "stadi della vita" estetico, etico e religioso nel suo scritto famoso Enten Eller che in italiano è stato tradotto in cinque tomi, ma che nel quinto pone in rapporto con il problema della personalità (Kierkegaard, 1843, tr. it. , tomo quinto, 1989). Kierkegaard era però convinto che di fronte a Dio non si può che rimanere ignoranti e che nessuno può capirlo. Lo stadio religioso della vita, infatti, comporta un salto nella fede, e non un 'passaggio' come dall'estetico all'etico.
Leggere o rileggere i libri di religione non è anacronistico, anzi forma la mente se letti non solo con il sentimento ma anche con l'intelligenza critica. La fede la si può concepire in un valore Eterno, incorrutibile, per questo si fa riferimento alla parola "Dio". Le narrazioni religiose della Bibbia, per esempio, vanno lette in maniera critica per collocare i loro miti nel tempo che appartiene loro (illo tempore). Il filosofo Roger Scruton osserva però, giustamente, che i miti appartengono al funzionamento della psiche e che dunque essi si riferiscono a "ciò che accade sempre ripetutamente", per cui raccontano il costante "significato spirituale" del mondo (Scruton, 2007, "Apologia del sacro contro i "nuovi atei"", in Vita e Pensiero, n. 6, nov.-dic., p. 25). Così è al di là del tempo l'insegnamento che si può cogliere e che appartiene al sacro, alla rivelazione del divino, e dove si colloca l'atto di fede.
Nel caso della psicoterapia, la dimensione religiosa si coglie, per esempio, nel "processo di individuazione" che caratterizza la psicoterapia junghiana. In ogni caso, è l'inconscio che rivelandoci aspetti della nostra 'natura', nei sogni, nei ricordi, nelle riflessioni, ma, in senso freudiano, anche negli atti mancati, nei lapsus, nei sintomi in genere delle nevrosi, ci permette di raggiungere un rapporto più autentico con noi stessi. La via dei simboli può così aprire verso il trascendente nel singolo individuo attraverso l'esperienza psicoterapeutica. Jung affermava che il bisogno religioso ha radici nella psiche, nell'inconscio. Su questo egli si scontrò nel dibattito sulla natura della religione con gli uomini di chiesa, con cui ebbe a confrontarsi quando era in vita.
Jung non negava l'esistenza di Dio, ma affermava che si trattasse solo di una "rappresentazione" personale del soggetto. In questo Jung, di certo, fa venire in mente sia il solipsismo di Berkeley che la tesi del mondo come specchio della rappresentazione personale di Schopenhauer. La tesi di Jung, in ogni caso, è che "Dio" è il frutto di una psicologizzazione. Egli osserva che non è una svalutazione dire che "Dio" sia uno "psicologismo", cioè la "rappresentazione" della propria mente del "concetto religioso". Jung, d'altra parte, osserva che del mondo si può sapere solo l'idea che si è fatto di esso, e che oltre non si può dire. In questa suo pensiero sembra di riscontrare un convincimento di Ludwig Wittgenstein a chiusura del Tractatus logico-philosophicus quando afferma "Su ciò, di cui non si può parlare, si deve tacere" (Wittgenstein, 1921, tr. it. 1998, p. 109). Jung, in sostanza, pone in contrapposizione ciò che si può sapere e ciò in cui si crede. Egli è per il 'sapere', e non per il 'credere'. Come si può 'credere' a qualcosa che non si conosce? - egli si chiede. Non ha senso 'credere' in qualcosa che non si 'sa', è meglio dunque 'sapere' e non 'credere'. Questa è la posizione di Jung quando parla dell'Ombra in un incontro a Winterthur, il 29 maggio 1957, presso degli amici (Jung, 1999, tr. it. 2001, pp.50-51). Se da una parte Jung ritiene importante la religione, che abbia senso il concetto di "Dio", dall'altra toglie forza al 'credere' in nome del 'sapere'. D'altronde, Jung è convinto della "realtà dell'anima", mentre asserisce che i teologi protestanti la negano. Jung, dunque, vede il posto di "Dio" nella realtà dell'interiorità, piuttosto che in altri termini.
Possiamo chiederci allora: in che modo la pratica religiosa favorisce la prevenzione mentale? Una risposta potrebbe essere: l'oggetto di adorazione trascendentale, cioè "Dio" e la sua corte di figure divine, ha il significato archetipico di oggetto buono, a livello dell'inconscio collettivo, mentre a livello cosciente esso costituisce un oggetto buono culturale. L'oggetto divino, in questo senso, prende il posto dell'oggetto buono materno. Esso diventa, a livello cosciente, il contenuto simbolico verso cui vanno dirette le preghiere. Dio, la Madonna, i santi, vengono evocati nella messa come nella recita del rosario nella pratica del credente cattolico. Di solito si partecipa al rituale della messa e si prega nell'intimo della propria interiorità per ottenere la grazia divina. In una forma più utilitaristica, si prega per ottenere l'aiuto magico della divinità nella vita mondana, per risolvere dei nodi di sofferenza personale o nell'ambito dell'entourage delle persone care familiari.
Ciò che la pratica religiosa permette, considerandola dal punto di vista della prevenzione mentale, è il rafforzamento della presenza interiore dell'oggetto buono simbolico rappresentato dalle divinità protettrici, e che sono autonome e indipendenti dagli accadimenti mondani. Solo se le divinità protettrici (del Sé e dell'Io) sono indipendenti dalle dinamiche della vita quotidiana rivelano di avere quello status di garanti del proprio equilibrio mentale. Infatti, nella vita interiore preghiamo e presentifichiamo le nostre divinità protettrici affinché ci assistano nelle difficoltà che dobbiamo affrontare nella nostra esistenza. Ci rivolgiamo alle nostre divinità preferite affinché ci sostengano, ci confortino, dal nostro interno. Più sentiamo presenti in noi questi oggetti buoni culturali, più abbiamo la possibilità di sedare l'angoscia e di raggiungere uno stato di serenità psicologica. In fondo è questo che desideriamo: stare bene con noi stessi, e modellare l'interiorità in senso religioso. L'obiettivo da raggiungere allora è uno stato mentale di tranquillità, di pacificazione interiore, che motiva a perpetuare la pratica religiosa stessa.
La psicoanalisi di Melanie Klein, per esempio, è stato evidenziato dalla Grosskurth (Grosskurth, 1986, tr. it. 1988), ha origine nella sua adesione al cattolicesimo. Concetti dinamici come quelli di "senso di colpa sano", "posizione depressiva" (o, come l'ha ribattezzata Winnicott, "capacità di preoccuparsi dell'altro"), "riparazione", distinzione tra una riparazione vera (quando non è solo mentale, ma si accompagna a un gesto d'amore verso una persona significativa reale) e una falsa (che rimane solo mentale, e che può essere "ossessiva" o "maniacale"), "perdono", hanno una notevole somiglianza con il linguaggio e la dinamica della religiosità cattolica.
La religione del Nuovo Testamento
La religione del Nuovo Testamento ruota attorno alla figura del Dio-uomo Gesù Cristo. Si tratta di un essere umano che ha sofferto in maniera disumana, che ha subito le sadiche frustrate e le umiliazioni inaudite dei soldati romani, che ha portato sulle spalle la pesante croce di legno su cui sarebbe stato crocifisso lungo la cosiddetta via crucis, subendo gli sputi della barbara folla di belve umane istigate dai furbi sacerdoti del Tempio e, infine, la stessa esecuzione della sentenza di morte nella crocifissione in croce. Cristo è morto in maniera assurda, a causa della ferocia umana. La folla riunita davanti al presidio romano, con a capo Ponzio Pilato, era stata strumentalizzata dalla demagogia della casta dei potenti sacerdoti, che volevano conservare la loro ascendenza sulla plebe ignorante, facendo gridare dai loro leccapiedi 'a morte Cristo'. A causa del contagio emozionale collettivo, tutti, dunque anche i più incerti, gridarono per la messa in croce di Cristo. E' così che nacque il capro espiatorio, di solito un innocente. In questo senso, René Girard ha dato una convincente interpretazione di Cristo come capro espiatorio (Girard, 1982, tr. it. 1987).
Di quest'uomo che si autodefiniva "Dio" o, meglio, il "figlio di Dio" e di conseguenza "Dio" lui stesso, è nata la "religione dell'amore" dei cristiani, e la cui istituzionalizzazione romana di Pietro e Paolo ha dato inizio al "cattolicesimo". Cosa significa "cattolico"? Il termine deriva dal greco katholik0's, e significa universale. Riferito alla Chiesa di Roma, vuol dire 'accessibile a tutti gli esseri umani'. La Chiesa cattolica è allora aperta a tutti gli uomini, e il cattolicesimo è la dottrina creata dalle autorità ecclesiali di questa chiesa e che si ispira soprattutto alla figura di Gesù Cristo. La religione del Vaticano è, dunque, una religione che si basa sulla divinizzazione di Cristo e delle sue imprese esistenziali diventate "parabole", episodi di vita in cui Gesù ha detto o fatto delle cose che poi sono state raccontate, in maniera frammentaria e in base alla memoria dei quattro evangelisti (Luca, Giovanni, Matteo, Giacomo), anche se altri episodi o informazioni sono stati riportati nei cosiddetti Vangeli apocrifi, ma non riconosciuti dalle autorità ecclesiali della Chiesa cattolica.
Il pensiero unico del Vaticano
Un aspetto fortemente contestabile del Vaticano è la presunzione e l'arroganza istituzionale di possedere l'unica interpretazione possibile della figura di Gesù Cristo, quando sappiamo benissimo che ciò che possiamo sapere di quest'uomo sono soltanti alcuni frammenti della sua esistenza. Assurdo, inoltre, mi sembra voler divinizzare un essere umano simile a ognuno di noi, pur essendo un uomo eccezzionale a cui fu destinata una fine talmente disumana e ingiusta che riassume in maniera archetipica il sadismo dell'estrema cattiveria umana, da un lato, e la genesi del vittimismo masochista, dall'altro lato. Su Cristo i suoi seguaci non solo hanno costruito una religione, adorandolo, ma nel corso dei secoli anche un potere istituzionalizzato, gerarchizzato e burocratizzato, al cui vertice c'è, come sappiamo, la figura del Papa, e che dura fino ai giorni nostri: la Chiesa cattolica di Roma. Il peccato maggiore del Vaticano, riflettendoci, è il dogmatismo del suo pensiero unico, su cui costruisce il potere. Il Papa e il suo clero ritengono di 'possedere' l'unico modo possibile di intendere la "verità". E' proprio questa presunzione che sta alla base di quella che potremmo chiamare pulsione distruttiva della religione, e che viene difensivamente negata, o mascherata, ma che c'è e che è l'altra faccia dell'amore, il suo "lato oscuro", l'Ombra celata del cattolicesimo.
Il lato nascosto dell'amore
Si tende a idealizzare l'amore, come se esso fosse sinonimo di trasparenza, di onestà, di eticità, di dono gratuito. Poi la realtà delle cose ci rimanda invece ad un'altra faccia della 'verità' e che in nome dell'amore, e dell'amore negato e/o frustrato e/o rifiutato, si perpetuano tanti crimini o perversioni o, in ogni caso, si ricercano forme di 'amore' fuori dagli schemi convenzionali. La cosa che stupisce è che proprio il clero che professa la religione dell'amore - cioè i cattolici - sia malato d'amore frustrato, e che sono proprio le rigide regole e credenze adottate dal clero cattolico, come la forzata e repressiva castità, che porta diritto diritto verso le varie forme di malattia dell'amore. Invece di favorire degli opportuni, intelligenti, illuminanti, cambiamenti in queste arruginite credenze e regole istituite dal conservatorismo ecclesiale, affinché si possa ridurre o contenere la psicopatologia del clero cattolico, si sinsiste, ottusamente, a perpetuarne la staticità del loro status quo. C'è qualcosa che non va nel valore dell'Eterno trascendentale perseguito dalla Chiesa cattolica. Non è tanto l'importanza dell'Eterno in se stesso che non va, in quanto oggetto buono atemporale verso cui si dirigono le preghiere dei fedeli, ma il dogmatismo ottuso e l'incapacità di comprendere e distinguere il bene e il male in quella che è la natura umana per se stessa. Non si tratta tanto di voler indicare alla Chiesa cattolica che deve cambiare a seconda delle epoche storiche, considerando che dell'atemporale religioso è custode, così come la psicologia dinamica e la psicoterapia che si ispira ad essa ruotano attorno all'inconscio atemporale. Si tratta, al contrario, di comprendere i bisogni biologici degli esseri umani, che si iscrivono anche nella cultura epocale, come il diritto ad avere una vita sessuale, e che non può escludere nemmeno i preti. Se invece la Chiesa cattolica insiste nella castità e nel celibato dle suo clero, allora inevitabilmente si cade nella malattia dell'amore e della sessualità, e quella decantata "etica" di cui il Papa si fa promotore rimane semplice retorica di potere, vuota di sostanziale significato.
Il Dalai Lama, la massima autorità del Buddhismo tibetano, è stato capace di svecchiare il Buddhismo e renderlo attuale per tutti gli "esseri senzienti" della nostra modernità contemporanea. Benedetto XVI, al contrario, è ritornato al passato, riportando in auge la messa in latino. Questo Papa tedesco, ex professore universitario di teologia, dai modi aristocratici ed elitari, che tiene molto al look, ha lanciato il messaggio conservatore che il clero cattolico è un'élite di intellettuali eletti a cui i politici e i popoli degli Stati nazionali devono sottomettersi per ottenere il dono della grazia.
Religione e politica
Purtroppo i politici che abbiamo sono di seconda scelta, non amando la cultura e non essendo educati, nella sensibilità e nell'intelligenza, dagli strumenti culturali formativi che contano, come la filosofia, la sociologia, la storia, la scienza politica, la psicologia, la letteratura, la poesia, le arti figurative, le scienze naturali, e così via, tranne poche eccezioni. La classe politica del nostro Paese, purtroppo, trova i 'valori' a cui si 'forma' nell'avidità di potere, nel trasformismo, nella sottomissione formale alle parole del Papa per ottenere i voti dei cattolici, nella strumentalizzazione dello Stato per i propri fini "particulari". Per questa classe politica senza ideali e che non sa incarnare il valore del laicismo democratico ma solo farne una retorica di maniera, il potere politico è tutto e le due facce di Giano, che caratterizzano da sempre la politica, nella nostra epoca assume, da una parte, la faccia dell'irresponsabilità e dell'ipocrisia cinica - condite di neohobbesismo, neodarwinismo, neoparetismo e neoliberismo - nei confronti del mandato politico degli elettori di cui queste forze politiche si prendono beffa (il centrodestra), mentre dall'altra abbiamo una responsabilità tragica nei confronti delle sorti del Paese, a cui non sono estranei giochi di basso livello nella spartizione delle istituzioni della nazione e dove i leader cattolici ed ex comunisti risultano maestri nell'arte teatrale di fingersi dalla parte del bene comune, degli interessi collettivi e dei più deboli (il centrosinistra).
I litigi continui e rissosi di questa "casta" politica, nel suo complesso, sono finalizzati solo alla conservazione di ogni leader dei propri privilegi e della propria base politica di elettori. Il risultato è che gli italiani più accorti e intelligenti non ne possono più di questi giochi infimi di potere, per questo si schierano dalla parte dell'antipolitica e ascoltano con interesse quanto ha da proporre chi critica queste logiche clientelari di spartizione del potere, come protesta contro la classe politica italiana a cui non interessa tanto il bene comune del Paese, ma solo il dominio in se stesso e i suoi giochi, per assicurarsi un'esistenza fatta di privilegi personali e per la propria 'famiglia', grande o picola che sia. Diversi politici che occupano le sedie delle istituzioni pubbliche hanno subito condanne penali, o sono in corso accertamenti giuridici nei loro confronti. Se le cose non cambiano nel nostro Paese, sono proprio questi individui che continueremo ad avere come nostri rappresentanti politici nelle istituzioni pubbliche dello Stato. Intanto tutti loro cercano, 'a spintoni', di ottenere il mono-, duo-... o almeno il pluri-polio della benevolenza del Papa, comunicando promesse di appoggi dello Stato italiano o realizzando compromessi che permettano a questi di ottenere vantaggi di vario genere in cambio delle indicazioni nei confronti del popolo cattolico a sostenere tali politici in tempo di elezioni.
Per i politici di casa nostra è importante la 'grazia' del Pontefice, 'grazia' che si materializza in terminidi consenso elettorale, soprattutto attraverso le immagini che passano dai media (tv, Internet, giornali) e che pilotano l'opinione pubblica. Così, partiti politici di sinistra che in decenni precedenti avevano come punto di riferimento l'ideologia marxista, successivamente rinnegata, ora ragionano in termini neodarwiniani, anche se ciò è occultato. Tutti i politici, di sinistra o destra che sia, ragionano in termini di accaparamento del dominio politico nelle istituzioni dello Stato. Nella lotta per la sopravvivenza politica, i politici si danno da fare per conservare il potere che hanno già assaporato. Non esistono amicizie, ma solo alleanze di comodo fin quando esse garantiscono dei vantaggi reciproci tra le forze politiche e i loro leader.
La furbizia politica, in questo senso, non si fa scrupolo di svendere nel mercato delle ideologie quelle convinzioni profonde che prima caratterizzavano il proprio schieramento politico. Nei commerci tra istituzione religiosa e forze politiche dello Stato nazionale la fede si trasforma in una moneta di scambio ideologica, per cercare di realizzare compromessi compiacenti e l'ottenimento di privilegi più o meno latenti, più o meno mal celati, e che alla fine vengono rivelati ai media e, di conseguenza, all'opinione pubblica. Questo accade soprattutto quando si ottengono tornaconti personali e/o di gruppo politico, e si fa 'bella figura' davanti agli schermi delle tv satellitari.
Al di là di questo connubio tra religione e politica, l'istituzione religiosa cattolica, alla pari della politica degli Stati nazionali, presenta si presenta anch'essa come ambivalente. Da una parte abbiamo il clero ccome élite di potere, dall'altra la base dei cattolici per ottenere il consenso popolare che legittima tale élite. Non è un caso che la Piazza di San Pietro di riempia di fedeli di tutta la penisola quando il Papa 'dà un fischio' per verificare la tenuta della base cattolica, per esempio per la Pasqua o l'Angelus.
Gli aspetti terapeutici della pratica religiosa e la religiosità della psicoterapia
Gli aspetti, per così dire, 'terapeutici' della pratica religiosa nella "modernità liquida" sono sempre più assottigliati e le chiese semi vuote fanno pensare che esse sono frequentate da 'credenti' che non hanno strumenti culturali per opzioni alternative di prendersi cura del proprio Sé. In ogni caso, la religiosità intesa come pratica di devozione verso l'oggetto buono simbolico ha un suo valore, al di là dei credi religiosi istituzionalizzati. La pratica religiosa cattolica è basata su rituali e preghiere nei confronti di "oggetti" sacralizzati quali Dio, Gesù, la Madonna, i santi, i profeti, e altre figure divine come gli angeli, gli arcangeli, i serafini, i cherubini, e così via. E' essenziale che ci sia una scissione tra oggetto sacro del bene e oggetto sacro del male. Il credente prega i primi per scacciare dal proprio cuore i secondi come Satana, il diavolo, Lucifero, simboli del male. La religione cattolica allora mira a far diventare pii i credenti, anche se poi ritornano a peccare.
L'esistenza, se la consideriamo dal punto di vista della religione cattolica, è una nevrosi ossessiva universale, perché si pecca in continuazione e la "coazione a ripetere" freudiana è più diffusa di quanto si possa pensare. Siamo tutti nevrotici? Certo, perché il "peccato" è stato inventato dalla religione cattolica e secondo la sua "etica" siamo tutti "peccatori". Il segreto del potere della Chiesa cattolica nei secoli è stato il senso di colpa da instillare nei credenti, in modo che per alleggerire la propria anima da questo peso rispetto alla deviazione della norma, poi si andasse a confessare dai preti. La confessione è stato il dispositivo istituzionale della Chiesa cattolica per esercitare il potere nei confronti del credente. Oggi tale dispositivo è rappresentato dall'ascolto dello psicoterapeuta in psicoterapia nei confronti del "paziente". Se però adottiamo un altro punto di vista, per esempio, come quello della filosofia di Nietzsche, allora non siamo più "peccatori", siamo degli esseri umani che vogliono gioire e ridere ed essere felici e il senso dell'esistenza è nel vivere fino in fondo la fedeltà alla Terra, e non in una vita al di là della morte e che è l'al di là. Se il cattolicesimo, nei secoli, non ha fatto che mortificare l'animo umano attraverso l'istituzione di una relazione di potere con i fedeli, la filosofia di Nietzsche, precorritrice della psicoanalisi, ha cercato di pensare a un modo diverso di vivere la vita, e a differenza della religione cattolica, al servizio della vita e della liberazione sessuale. I preti cattolici, invece, non hanno fatto che praticare il sesso in forma repressiva e nevrotica, e con pratiche perverse che non sono da meno rispetto agli altri esseri umani.
La prevenzione mentale della pratica di una religiosità, più o meno personale, rimane tuttavia valida, e non ha nulla a che vedere con gli intrighi politico-mondani di una potenza religiosa isituzionale. La pratica della cura del Sé in termini di religiosità è in relazione con quell'entità che chiamiamo anima o psiche. Nelle epoche della modernità, soprattutto a partire dal XX secolo fino a oggi, agli albori del XXI secolo, il clero cattolico si è spesso mostrato incapce di fronteggiare le problematiche dell'anima, inviando i credenti dallo psicoterapeuta. Non possiamo negare che la psicoterapia abbia una dimensione religiosa, e non mi pare credibile che siano nettamente separabili religiosità e psicoterapia. Anche se la religiosità in psicoterapia si gioca sul registro dell'inconscio e dei suoi "oggetti". Non è un caso che l'autorevole psicoanalista Mauro Mancia abbia pubblicato, anni fa, un bel saggio dal titolo Il sogno come religione della mente (Mancia, 1990), in cui la psicoanalisi di Melanie Klein viene considerata in una prospettiva ermeneutica di tipo religioso. Anche Donald Meltzer, a suo tempo, ha considerato la psicoanalisi kleiniana in maniera teologica, in un articolo di una rivista di psicoanalisi internazionale (Meltzer, "The Kleinian Expansion of Freud's Metapsychology", in The International Journal Psycho-Analysis, 1981, 62, pp. 177-185). Meltzer affermava che quello della Klein è un "modello teologico della mente", dove gli oggetti interni equivalgono a delle entità religiose. La Klein sostituisce, così, la concezione della psicoanalisi come "scienza baconiana" con una di tipo platonico, dove i fenomeni mentali sono "phenomena of imagination". Inoltre, nel modello kleiniano della mente vengono a far parte i valori: nella posizione schizoparanoide prevalgono i valori egoistici, mentre nella posizione depressiva hanno più spazio le relazioni con gli oggetti buoni. Nell'interpretazione di Donald Meltzer, allora, la psicoanalisi di Melanie Klein ha dato luogo a un'ulteriore rivoluzione con la considerazione dei valori nella valutazione del funzionamento mentale.
Se la teologia degli oggetti interni presente nella psicologia dinamica di Melanie Klein, secondo Meltzer da una parte e Mancia dall'altra, rappresenta un'interpretazione interessante del mondo interiore della persona, tuttavia non si discosta molto dalla concezione religiosa cattolica concentrata nella presentificazione interiore degli oggetti divini. In entrambi i casi, si tratta di presentificare il più possibile l'oggetto buono interno riflesso nella molteplicità delle figure divine adorate e verso cui si è devoti, affinché il Sé possa sentirsi sostenuto da queste 'presenze buone spirituali'.
Al dodicesimo seminario di Anima, presso la Casa del Machiavelli in Sant'Andrea in Percussina (Firenze), James Hillman ha letto le dodici pagine Sulla devozione. Si tratta di una riflessione in cui Hillman decostruisce il senso della devozione, con effetti spiazzanti, che permettono di considerare questo atteggiamento in una forma allargata, al di là della distinzione tra sacro e profano. Hillman sostiene che la devozione non riguarda soltanto il perimetro della religione convenzionale, ma ogni aspetto dell'esistenza umana. Noi siamo devoti quando facciamo le cose con cura, dedicandovi molta attenzione e impegno. Siamo così devoti quando compiliamo dei documenti che dovremo presentare alla burocrazia, siamo devoti se siamo artisti cercando di dare il meglio di noi stessi nel lavoro che facciamo, è devota la madre che accudisce il bambino piccolo, sono devoti tutte le persone che, anche in vari tipi di lavoro e nelle piccole cose, ci mettono amore e cura. In questo senso, la devozione è un atteggiamento positivo verso il mondo. Hillman però nota che la devozione è ambivalente, per cui si può considerla anche nei suoi aspetti negativi. Essa ha a che fare anche con i demoni e la discesa nel mondo infero. E' il caso, per esempio, dei terroristi islamici che fanno dirottare gli aerei partiti da Londra verso New Jork, l'11 settembre 2001. Costringono i piloti a fracassare gli aerei contro le Twin Towers e il Pentagono. Anche in questo caso, osserva Hillman, c'è in gioco la devozione, soltanto che è nella sua accezione distruttiva e patologica. La devozione comporta l'essere al servizio di qualcosa, di essere al servizio verso l'altro. Naturalmente si tratta di capire cos'è questo altro, questo qualcosa, ossia verso quale causa si è devoti, al servizio, e non c'è dubbio che si può essere devoti anche in forma fanatica verso l'annientamento della vita e il ritorno in "patria", ossia il paradiso attraverso la morte.
Riconsiderando il pensiero di Jung, Hillman osserva che gli dei sono diventati malattie. Essi sono stati rimossi dalla civiltà, ma rientrano dalla finestra attraverso i sintomi. Dappertutto incontriamo persone che portano con sé un disagio psichico, ma queste persone non sono consapevoli che i loro sintomi sono derivati da un dio nascosto verso cui, in maniera inconsapevole, si è devoti. Queste persone si lamentano di stare male, sono ossessionate da un rituale, sono ansiose, depresse, isteriche, entrano nel panico, ma non collegano il loro sintomo al dio che ne vivacizza la presenza, come il marionettista con la marionetta. Allora, il lavoro psicologico qui consiste nel renderci consapevoli della nostra alienazione, nello scoprire il dio nascosto che è in noi e che indirettamente ci fa soffrire attraverso il sintomo. Potremo rimuovere il sintomo rimanendo devoti al dio che l'ha voluto: è tale dio che richiede la nostra attenzione e il porci al suo servizio.
Hillman, ancora sulle orme di Jung, osserva che nella nostra civiltà abbiamo smesso di trovare Dio in ogni cosa. I "primitivi", ha rilevato Jung nei suoi scritti, trovano l'anima dappertutto, anche in una pietra: per loro non c'è cosa che non sia animata. Per noi moderni, invece, tutto è senza anima, o se riusciamo a percepirla è nella devozione ossessiva a qualcosa di particolare, per il resto non scorgiamo nient'altro. Hillman, al contrario, vede il superamento dell'alienazione solo nel passaggio dalla devozione monoteista alla devozione politeista, perché Dio è in tutte le cose. Su questa sua conclusione mi sembra di percepire anche l'atteggiamento di San Francesco verso il creato, nel suo ormai celebre Cantico delle Creature.
Istituzioni e istituzione religiosa
Non sono le istituzioni come quella religiosa o quella sanitaria ad essere 'terapeutiche'. Anzi, può accadere che tali istituzioni si ammalino, e siano tanto più ammalate quanto più negano di esserlo. Sono invece i singoli individui, che operano in tali istituzioni, che possono essere competenti in termini terapeutici, ma non le istituzioni in quanto tali. In tal senso, la formazione è, come sappiamo tutti, fondamentale, come anche la possibilità che il singolo possa pensare con la propria testa e che il pensiero sia educato alla disciplina che intende esercitare.
E' un'amara pillola poi dover constatare che le istituzioni si danno un'organizzazione gerarchica, simile a quella militare (Sennett 2006, tr. it. 2006), che reprime il pensiero critico e creativo, per uniformare i suoi appartenenti al pensiero unico della burocrazia ottusa che si è data. E' il trionfo della mediocrità standardizzata che caratterizza le istituzioni rigide, domatiche e sclerotizzate, dove il malinteso e la psicodinamica delle emozioni negative scandiscono il tempo dei cospiratori e delle loro vittime prescelte, perché dove le istituzioni si danno un'organizzazione gerarchica è molto probabile che degenerino nel sado-masochismo morale.
Nevrosi ossessiva, psicosi paranoica e religione
In Avvenire di un'illusione (Freud,1927, in tr. it. 1978, pp. 431-485), Sigmund Freud considerava la religione come una sorta di nevrosi ossessiva. La nevrosi è però solo un lato della medaglia, mentre l'altro è il tentativo di istituire, proprio per questo, dei rituali terapeutici ad hoc per questo tipo di disagio. In questo senso, anche se la pratica di una religione può avere tra i suoi credenti soggetti con patologizzazioni psichiche differenti, la nevrosi ossessiva è quella che meglio si adatta alla pratica dei rituali religiosi, e a 'curare' questo tipo di disagio a livello collettivo, normalizzando l'ossessione: ce l'hanno tutti, allora tutti sono "normali".
D'altro canto, le psicosi deliranti possono trovare negli archetipi junghiani un modello di comprensione (v. Perry, 1974, tr. it. 1980). In La vana fuga dagli Dei, Hillman aveva osservato che si può 'guarire' dal delirio paranoico lasciando delirare il "paziente" fino a toccare il suo "fondo". Sarà lui stesso a risalire la china della follia, quando avrà maturato una posizione mentale più vicina a quella che di solito chiamiamo "normalità". E' interessante notare che riferendosi alla classificazione del ministro presbiteriano Anton Boisen dei deliri, autore sia di saggi di psicologia che di psicopatologia, lui stesso sofferente di un disturbo psicotico da cui poi guarì e di cui nel 1960 scriveva della sua caduta nella psicosi verso il 1920, Hillman osserva che tali deliri sono di natura squisitamente religiosa. Specialmente nel caso dei deliri paranoici, sia l'origine che la guarigione risiedono nella religione. Tra questi deliri ci sono quelli di sacrificio personale, di rinascita, di morte, di fusione con l'universo, di profeta che ha un compito da perseguire e così via. Hillman sottolinea che questi deliri hanno contenuti religiosi autentici. Il disagio paranoico ha origine in essi, in questi casi, e in essi stessi la persona trova il modo di guarire. Boisen osserva che il delirio come lo manda Dio così se lo riprende. In questo senso, Dio sta all'origine della malattia, e la malattia può essere rimossa in Dio stesso. Tuttavia, osserva Boisen, si rimane fedeli al deliro e la salute consiste nel recuperare questo Dio dalla malattia, nel constatare che il contenuto del delirio è di tipo teogeno, cioè che ha la genesi nella divinità, e che quindi non sono deliri soltanto di ordine mentale (Hillman, 1974, 1985, tr. it. 1991, pp. 19-24).
Note conclusive senza conclusione
Se la religione è la terapia del popolo, la psicoterapia è la terapia dell'individuazione delle singole persone. Quest'ultima si basa in parte sul motto socratico del "conosci te stesso", e in parte sulla raccomandazione dell'avere cura di sé, di cui forse Seneca è uno dei precursori morali dell'antica Roma. Le scuole di psicoterapia, certo, non sono esenti da critica per quanto si tratta del potere che si tende ad esercitare all' interno nei confronti dei loro membri, da parte di coloro che rivestono cariche istituzionali. D'altra parte, le critiche verso un'istituzione sono di maggiore impatto crescendo l'importanza stessa dell'istituzione, come può essere quella complessiva di uno Stato. Tanto più se si tratta di uno Stato che esercita un'influenza religiosa collettiva. Il Buddhismo anche se viene annoverato tra le religioni storiche è pure una "psicologia dinamica" che, a differenza del cattolicesimo, è capace di essere adottato nella modernità al di là delle sue caratterizzazioni storiche. Il significato della figura di Cristo, d'altro canto, può far pensare anche oggi, al di là però dei dogmi della Chiesa cattolica, dei suoi giochi di potere e intrighi politici, come del resto usava fare, purtroppo, in ogni epoca, compresa quella del Rinascimento.
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