Le foto che si trovano in questo sito sono miei "ready made" o modificati o ritoccati, a parte la riproduzione di opere d'arte che lascio così come sono, oppure aggiungo esclusivamente la cornice.
Se autori di altri siti desiderano utilizzare miei materiali, presenti in "Psicologia dinamica, Scienze umane, Arti", possono farlo accompagnando il nome dell'autore del materiale citato. Se avrete la cortesia di farmelo sapere, ben venga tale gesto di onestà e di apertura relazionale. In tal caso, mandatemi pure una e-mail all'indirizzo metamor13@libero.it
Saluti a tutti i visitatori del mio blog.
G. A. Morgana
Buona visione e buona lettura a tutti!
Abbiamo bisogno di un laboratorio di idee globali su cui riflettere, confrontarci, identificarci o criticare. L'importante è pensare e favorire una comunicazione culturale incrociata e reciproca, cosmopolita, in cui cadono i pregiudizi campanilisti, e gli esseri umani iniziano a sentirsi parte di un mondo comune, nel rispetto delle differenze individuali e nella parità di condizioni. Nel nostro mondo in cui prevale il tipo di narcisismo (quello 'cattivo') che considera l'altro come un'appendice strumentale di se stessi e dove l'individualismo egoistico orienta gli individui alla diffidenza reciproca, alla psicologia del 'pesce grande mangia pesce piccolo', ai rapporti interpersonali del 'potere sull'altro', all'arroganza del potere che non aiuta il prossimo ma lo demolisce, diventa difficile vivere in compagnia di se stessi con pensieri salutari e orientandosi verso le relazioni interpersonali nella valorizzazione reciproca degli interlocutori, per cui occorre che la maggiorenza delle persone provi a mettersi in discussione per comprendere l'inconsistenza e l'errore di vivere senza dare valore alla società e all'etica di una buona vita, sulla base del riconoscimento favorevole e reciproco. Giuseppe Antonino Morgana
Sono laureato in Scienze Politiche e in Psicologia. Mi sono formato in training autogeno, sessuologia, psicologia del profondo. Ho lavorato in diverse aree cliniche. Ho dipinto, pubblicato un libro di poesie. Oltre delle discipline psicologiche, mi interesso di arte e scienze umane (filosofia, sociologia,antropologia, politica, letteratura). Pubblicazioni mie sono presenti in alcune riviste specializzate (in particolare, "Neurologia Psichiatria Scienze umane", "Attualità in Psicologia", "Psicoterapia.it"). Ho pubblicato "Sguardi che si trasformano. La psicoterapia e il suo mondo poetico", Edizioni del Cerro, Tirrenia (Pisa), 2005, pp.290. Lavoro da parecchi anni come psicologo e psicoterapeuta. Attualmente vivo a Firenze. Sono graditi commenti e comunicazioni varie. In tal senso, potete scrivermi alla seguente e-mail: cantmorcant10@gmail.com,
"Psicologia dell'espressione con anima decadente", Ianua, Roma, 1987.
Giuseppe Antonino Morgana
"Nell'anima le stelle... che il viandante porta con sé per orientarsi", Ibiskos, Empoli (FI), 2001.
Giuseppe Antonino Morgana
"Sguardi che si trasformano. La psicoterapia e il suo mondo poetico", Tirrenia (Pisa), Edizioni del Cerro, 2005.
Per un Movimento Lento della Psicologia
Viviamo nella "modernità liquida" (Bauman, 2000, tr. it. 2002) puntiforme dove il secondo viene spaccato in quattro! Per molti il tempo è diventato una corsa frenetica, dove la velocità e l'ubiquità sono le qualità vincenti per questo tipo di società mondiale. Nel Rinascimento le cose non andavano ovviamente così. La prima differenza era la mancanza della tecnologia che abbiamo oggi. Tuttavia, nel Rinascimento la 'slow life' era abbastanza diffusa, anche se non veniva indicata con un nome particolare. Un antesignano della 'slow life', come ha sottolineato la biografa Sarah Bakewell - nel suo bellissimo libro "Montaigne. L'arte di vivere" (Bakewell,, 2010, tr. it. 2011) - è stato proprio Michel Eyquem de Montaigne (1533-1592). La nuova psicoanalisi britannica della "mentalizzazione" (Peter Fonagy, Mary Target, Anthony Bateman, Jon G. Allen e altri) ha sottolineato l'importanza della "funzione riflessiva" per trasformare le sensazioni in pensiero, cioè in attività della simbolizzazione. Wilfred R. Bion si era interessato a questo processo di trasformazione psichica, ma Fonagy e coll. lo approfondiscono meglio. L'epoca in cui viviamo, invece, 'distrugge' ogni possibilità di pensare, dà 'valore' solo all'istante degli avvenimenti fine a se stessi, senza poi avere il tempo di dargli senso. Nonostante tutte le critiche mosse alla concezione della mente come "apparato psichico" "pulsionale", di derivazione freudiana, esso sembra caratterizzare la modernità pulsionale cocainomane e della escortmania del neoliberismo capitalistico. Purtroppo oggi appare - sulla scena delle dinamiche sociali,culturali, economiche, geografiche - una civiltà impazzita anti-illuministica, che ha tradito ogni speranza della ragione che mirava al miglioramento della condizione umana. A partire dagli orrori del Novecento (due guerre mondiali, la bomba atomica, tante altre guerre planetarie, gli orrori del razzismo, della tortura, degli stupri, etnici durante le guerre e quelli della vita quotidiana delle cosiddette 'società civili' in tempo di pace, crisi economiche, disoccupazione, corruzione e altro) fino ad oggi (compresi la Prima Depressione Economica Mondiale del XXI secolo, iniziata nel 2007,con ripercussioni nel tempo e attualmente; lo tsnunami e l'implosione delle centrali nucleari giapponesi nel marzo 2011), assistiamo al pre-dominio dell'Es (l'istanza biologica dell' "apparato psichico" freudiano e, allo stesso tempo, del rimosso ) sulla istanza psichica dell'Io ( che dovrebbe mediare le richieste delle altre due istanze e formulare gli atteggiamenti adeguati nei confronti della realtà esterna, oltre a praticare comportamenti socialmente accettati, mentre non di rado esso, ahimé, si rivela 'debole', mentre avrebbe bisogno di essere 'forte' come quello di C.G. Jung), mentre il Super-io (l'istanza psichica che interiorizza le norme sociali, il processo educativo e quelle che il sociologo Nobert Elias chiama le "buone maniere") difetta di carenze nel processo di interiorizzazione e introiezione, probabilmente anche a causa di traumi psico-affettivi e relazionali subiti. A partire dalla seconda metà del Novecento, assistiamo, da parte di qualche illuminato, alla valorizzazione della 'vita lenta', di cui ho trattato anche nel mio saggio "Sguardi che si trasformano" (Morgana, 2005). Carlo Petrini ha dato vita al movimento dello "Slow Food". C'è, paradossalmente, un movimento d'opinione verso la ri-conquista di una filosofia del 'vivere lento', migliorando la qualità della vita e del benessere individuale e sociale, e questo come reazione alla vita 'veloce' della "modernità liquida", che provoca disagio psichico, soprattutto di tipo narcisistico e borderline. E' bene precisare che il narcisismo, come sappiamo da Heinz Kohut, ha una variante "sana" quando si tratta di autorealizzazione a livello della 'realtà simbolica' e della 'creatività del linguaggio' (per esempio, nei campi dell' arte, della letteratura, della filosofia, delle scienze sociali, delle scienze fisiche), dunque, dei talenti e delle costruttive ambizioni personali, ma il narcisismo diventa "patologico" per quanto riguarda gli eccessi di tutto il resto, a partire dall'onnipotenza, dall'egotismo, dal culto di se stessi nella società idolatra dell'immagine mediatica, dell'ossessione della cultura dell'apparire, della bellezza e della giovinezza 'senza tempo', e che conduce a degli estremismi distruttivi (v. il caso della chirurgia plastica dei vip, delle star del mondo dello spettacolo, che si ritorce contro di loro, diventando dei 'mostri' di bellezza, sic!). Distruttiva diventa la tendenza che 'per esistere' si deve comparire in tv o sui giornali, se non per distinguersi per delle azioni moralmente significative, soprattutto per azioni malvagie, o per la propria insignificanza. L'importante è apparire, perché, questo è il 'senso comune' dei nostri tempi. Il discorso conformista è: apparendo gli altri mi vedono, e se sono sotto gli sguardi degli altri allora 'esisto', altrimenti è come se non esistessi! Triste è questa convinzione collettiva, dove il valore della persona viene fatto dipendere dal conformismo mediatico. Come ha osservato di recente la filosofa Michela Marzano (Marzano, 30 giugno 2011, "La cultura del divisimo", in "la Repubblica", pp. 42 e 47), c'è visibilità e visibilità. La visibilità che cerca la fama del divisismo, il potere che cerca visibilità solo per un tornaconto relativo al consenso politico presso i cittadini, e il modo mediatico e scorretto come avviene, che può essere criticabile. D'altra parte, è giusto che si cerchi la 'visibilità' quando si tratta di una favorevole libertà di espressione e di parola, sancita anche dalla nostra Carta costituzionale del 1948. Coloro che 'pensano' in termini di apparire nei media 'per esistere', perché 'da soli' non si esiste (sic!), mostrano di avere una "personalità eterodiretta" (Riesman), invece di una "personalità autodiretta" (Riesman), ossia, in questo secondo caso, orientata verso la capacità di essere autonomi e relativamente indipendenti. Negli anni '60 del Novecento, lo psicoanalista Harry Guntrip (Guntrip, 1961, tr. it. 1971) osservava che c'è una dipendenza 'relativa' e una dipendenza 'assoluta', e così per l'indipendenza. Il bambino è strutturalmente dipendente dalla madre in maniera 'assoluta', non può provvedere a se stesso per la soddisfazione dei suoi bisogni, soprattutto nella prima infanzia. Man mano che si cresce la dipendenza dai genitori diventa 'relativa' e si accresce il desiderio di diventare 'indipendenti'. Tuttavia, una indipendenza 'assoluta' è distruttiva, perché l'essere umano è strutturalmente 'sociale' e da adulto più che della 'dipendenza' o della 'indipendenza' vive insieme con altri adulti nella 'interdipendenza', nella 'intersoggettività', e ciò permette di coltivare una dipendenza 'relativa' e una indipendenza 'relativa' che sono funzionali alla vita adulta. Parlo qui di un 'Movimento Lento della Psicologia' per dare spazio, ognuno nella propria esistenza, alla 'vita psichica', alla possibilità di 'riflettere' in quei momenti 'lenti', ma che sono anche in 'movimento', come quando ci facciamo una piacevole passeggiata, per ricordare, immaginare, pensare, cogliere il senso dei nostri vissuti esistenziali in mezzo alla natura o nelle parti tranquille di una città. C'è anche un 'movimento' che non è solo delle 'gambe', ma anche della mente, per cui possiamo essere 'in movimento' anche se siamo seduti in una comoda poltrona, immersi nei nostri pensieri. Credo che ciò sia importante per una psicologia del ben-essere personale. Le vacanze conformistiche da sciame collettivo non credo che siano il 'massimo' per il ben-essere psicologico delle persone, basti pensare allo stress automobilistico relativo agli spostamenti 'in massa' verso le stesse località turistiche. Alla fine delle ferie del gregarismo collettivo, si ritorna a casa più stanchi di quando si era partiti. Però 'così fan tutti', e allora andiamo!
Albert Einstein
Scrive Albert Einstein: "Una vita tranquilla e modesta porta più gioia del perseguimento del successo legato ad un'agitazione perenne". Questa "formula della felicità" che Einstein scrisse nel 1922, appare di stampo stoicistico. Si tratta di una frase che oggi bisognerebbe recuperare e adottare, per evitare di cadere nella trappola della "cultura del narcisismo" estremizzata e che provoca tanta sofferenza mentale (per sé) e relazionale (con gli Altri). Si tratta di una frase che ricorda anche il modo di vivere di quel grande filosofo del Seicento che si chiama Baruch Spinoza, che si accontentò di lavorare dando forma alle lenti degli occhiali, piuttosto che svendere la sua 'libertà di pensiero' al potente che gli avrebbe garantito 'una cattedra universitaria condizionata'.
Quadro Banksy
Banksy: La coppia divina nella società elettronica e informatica.
Quadro Banksy
Banksy: Relax (la figura esce dal dipinto per fumarsi una sigaretta e guardarsi intorno).
Art Street
Banksy: Uomo innamorato che attende.
Art Street
Banksy: L'innamorato....e la bella.
Art Street
Banksy: L'innamorato... ferito.
Art Street
Banksy: La società di oggi cancella i nostri sogni.
Art Street
Banksy: Amore a tempo.
Art Street
Banksy: La coppia. Si potrebbe dire che questa immagine rappresenti la coppia della modernità liquida: l'abbraccio col cellulare è già un tradimento.
Art Street
Bansky: Pulizia della zebra.
Art Street
Banksy:Critica del consumismo in un dipinto-graffiti dedicato a Monet.
Art Street
Banksy: Bambino che lavora alla macchina da cucire le bandierine inglesi.
Art Street
Banksy: La cameriera...
Art Street
Banksy: Il medico asculta il 'cuore' di NY.
Art Street
Banksy: Il dimostrante getta un mazzo di fiori, non una pietra.
Art Street
Banksy: Mona Lisa Bazooka.
Art Street
Banksy:La bambina perquisisce il soldato (Il muro che divide Israele e Palestina).
Art Street
Banksy: La colomba della pace con il giubbotto anti-proiettili.
Art Street
Banksy: Un militare, con aria furtiva, dipinge il simbolo "fate l'amore, non fate la guerra" su un muro.
Art Street
Banksy: Musical Soldier
Art Street
Banksy: La divinizzazione di Apple notebook.
Pierre Puvis de Chavannes, nato a Lione nel 1824 - morto a Parigi nel 1898.
Puvis de Chavannes, "Jeune Filles au Bord de la Mer" (Ragazze in riva al mare), olio su tela, 1879.
Francoise-Auguste-René Rodin, nato a Parigi nel 1840 - morto a Mendon nel 1917.
Ho visto questa bella scultura di Rodin, "Le Bourgeois de Calais", bronzo, la cui data di creazione si colloca nell'ultimo ventennio del XIX secolo, nel cortile del Kunstmuseum di Basilea, nell'agosto del 2006. Si tratta della rappresentazione scultorea dell'atto eroico di opposizione di sei cittadini o, in ogni caso, di un gruppo di francesi eroici di quella città contro l'intenzione bellica degli inglesi di invaderla. Si tratta di un episodio accaduto nel Trecento per la Guerra dei cent'anni. Il gesto eroico, in quel caso, consistette nel consegnarsi come ostaggio degli inglesi, allo scopo di preservare la città da quella minaccia. La scultura mostra questi personaggi in una situazione di disperazione, prigionieri, con i ceppi. Tuttavia, in quella situazione-limite quegli eroi sono solidali fra loro e fieri del loro gesto, quando la morte ormai li attende.
Berna in onore del pittore Paul Klee
Zentrum Paul Klee, costruito su progetto dell'architetto italiano Renzo Piano.
Basilea
Agosto 2009: Kunstmuseum, il palazzo in fondo a destra della foto, e 'cavallo di Troia' (?) accanto all'Antikemuseum, che nell'agosto 2013 non c'era più, sostituito da una scultura in pietra.
Vienna
Leopold Museum, mostra di Klimt e Schiele, agosto 2009.
Gustav Klimt, nato a Vienna nel 1862 - morto a Neubau nel 1918.
Klimt, "La vita e la morte", 1911-1916.
Egon Schiele, nato a Tulin nel 1890 - venuto meno a Vienna nel 1918.
Pittore di gran pregio, allievo di Klimt, di particolare originalità. Di formazione legato, da una parte, alla tradizione, mostrando di essere un geniale disegnatore, dall'altra anelando a innovare la pittura con il suo sguardo unico e un uso dei colori molto espressivo, pur non potendo classificare Schiele, almeno non del tutto, nella corrente dell'espressionismo. Schiele nella sua arte esprime, a modo suo, la fine dell'Impero Asburgico. A lui piaceva molto l'autunno, e questa predilezione è presente nei paesaggi con gli alberi dalle foglie ingiallite, immortalati al tramonto. Come ha osservato Frank Whitford nella monografia dedicata all'artista austriaco (Whitford, 1981, tr. it. 2003), la pittura di Schiele è densa di una tensione irresolvibile tra il passato e il futuro, rimanendo ancorata all' immobilità del presente, di un presente in crisi per lo sgretolarsi dell'impero di Francesco Giuseppe in tanti Stati autonomi, per la fine della Felix Austria.
James Ensor, nato a Ostenda (Belgio) nel 1860, scomparso a Ostenda nel 1949.
Ensor, pittore belga
James Ensor
Ensor, "L'intrigo", olio su tela, 1890.
Il movimento dadaista
Il movimento dadaista nacque a Zurigo nel 1916. Tristan Tzara a proposito di Dada disse: "Dada non significa nulla". Si trattava di un'affermazione radicale che aveva anche un intento politico, di prendere in giro i detentori del potere. Dada afferma, dada nega, dada si contraddice. Dada è nonsense, come la vita.
Man Ray, nome d'arte di Emmanuel Rudnitzsky, nato a Filadelfia nel 1890 - morto a Parigi nel 1976.
Man Ray, "Le Violon d'ingres", foto, 1924.
Marcel Duchamp, nato nei pressi di Blainville, in Normandia, nel 1887 - muore a Rouen nel 1968.
Duchamp, artista concettuale, inventore del "ready made", ossia del 'già pronto', dell'oggetto che esiste già e che lo 'battezza' 'opera d'arte', semplicemente esponendolo in un contesto artistico, come , per esempio, "Fontana", un orinatoio in porcellana capovolto e firmato in nero "R. Mutt 1917", oppure una cartolina del ritratto della Gioconda di Leonardo da Vinci a cui aggiunge baffi e pizzo, e che chiama "Riproduzione di L.H.O.O.Q.", 1919, e che è un "ready made rettificato".
G. A. Morgana: Omaggio a "L'homme qui marche" di Alberto Giacometti
Franz Kafka, nato a Praga nel 1883 - deceduto a Kierling nel 1924.
Se il Novecento è stato un secolo kafkiano, il XXI secolo è iniziato come un approfondimento dell'enigmaticità assurda e folle del secolo che ci siamo lasciati alle spalle. Le società complesse del XXI secolo sono e saranno sempre più super-kafkiane per l'incomprensibilità dei linguaggi barbari in lotta tra di loro per il dominio politico, e per la rovina culturale delle forme di eccellenza umana ridotte sempre più a rarità e circoscritte ad aree controllabili da parte dei barbari dominatori. Gli scritti di Kafka sono pieni di situazioni umoristiche, nonostante l'apparente atmosfera da incubo, di assurdità o di paradossalità di cui sono intrise le narrazioni letterarie. Nella vita privata, Franz era una persona piacevole e simpatica, umoristica, a cui piaceva leggere i suoi scritti alla cerchia di amici, ridendo tutti insieme all'ascolto dei racconti kafkiani.
Platone, nato ad Atene nel 428/427 a. C. - morto ad Atene nel 348/347 a. C.
Quando si tratta di filosofia, i secoli contano fino a un certo punto. Certo, le variabili spazio-temporali possono rendere anacronistici certi aspetti di un'opera, soprattutto se i temi di cui parla il filosofo sono quelli più legati alla scienza e al suo sviluppo. Sappiamo che, del resto, questi superamenti delle teorie scientifiche sono interni alla stessa scienza. Se consideriamo il tema del "mondo delle Idee" di Platone notiamo che, tra le altre cose bellissime che ha teorizzato o riportato - per esempio, alcuni miti, l'introduzione del metodo dialogico in filosofia, Socrate e le sue provocazioni dell'altro nella ricerca della verità -, è un tema attuale anche nella modernità e che desta meraviglia, oltre che a stimolare l'ulteriore ricerca epistemica. L'idealismo tedesco (Hegel, per esempio) ha alle radici la filosofia platonica, alle "Idee" del filosofo greco probabilmente si è ispirato Edmund Husserl quando ha concepito la fenomenologia, e più tardi la psicoterapia attribuisce un grande valore alle "Idee". Come tutti i grandi pensatori, anche il destino di Platone è quello di essere criticato, ma molte delle cose che lui ha scritto e che sono arrivate fino a noi sono di inestimabile valore culturale, e tali rimangono nel corso del tempo anche dopo di noi. Chi è interessato alla nozione di "anima" non può che riferirsi a Platone, innanzitutto, e le "Idee" sono intimamente connesse ad essa. Successivamente, l'allievo di Platone Aristotele riprende il tema dell' "anima" e così, per esempio, faranno i neoaristotelici in epoca rinascimentale. La nozione di "anima", d'altra parte, è sopravvissuta nel corso dei secoli fino a noi. A parte la psicoanalisi che ha preferito utilizzare la parola "psiche", oppure "mente", sono stati maggioramente Jung e gli junghiani a parlare di "anima". Sono gli junghiani a parlare di "archetipo" e di una "terapia delle idee".
Aristotele, nato a Stagira nel 384 a. C. - morto a Calcide nel 322 a. C.
Nonostante che l' "Etica Nicomachea" di Aristotele sia stata scritta più di duemila anni fa, prima dell'avvento di Cristo, è sorprendente come questo capolavoro dell'etica mantenga tutta la sua freschezza e attualità, anche se, come qualcuno ha sottolineato, la nostra, purtroppo, non è un'epoca delle virtù. Mi riferisco, in particolare, al filosofo Alasdair MacIntyre, al suo bel libro "Dopo la virtù. Saggio di teoria morale" del 1981. Eppure la nostra epoca, più che mai, considerando le tendenze dominanti del "progresso" (sic!), ossia l'incubo di una potenziale catastrofe planetaria (crisi ecologica, minaccia nucleare, cibi e acqua a rischio, guerre al livello di scontro di civiltà, dunque terrorismo planetario, e altro ancora), non sarebbe male se le persone ritornassero a leggere l' "Etica Nicomachea" e a parlarne in dibattiti pubblici al fine di contribuire a una comunicazione comune e reciproca e ricavarne valori condivisibili, dunque anche al di fuori dei circoli accademici. Il patron di "slow food" e sostenitore di una saggia "slow life", ossia Carlo Petrini, ha avuto la lungimiranza, sulle pagine di "la Repubblica", di proporre un ritorno alle virtù per vivere secondo uno stile di vita saggio, che abbia rispetto dell'ecologia nei confronti del nostro pianeta. Il filosofo Emile Cioran nei suoi scritti e interviste ha messo giustamente in guardia, a suo tempo, nei confronti del "progresso" che ha deluso le aspettative illuministiche di contribuire a una vita migliore per tutti, e che a causa sua rischiamo la distruzione delle risorse della Terra. Leggere l' "Etica Nicomachea" non può che farci bene, e se sappiamo accogliere nell'intimo della nostra anima i discorsi morali di Aristotele, come direbbe qualche buon psicoanalista, daremmo il "cibo" sano che l'arricchisce e la fa crescere in maturità mentale. Comprendere cosa sia la virtù e cosa sia il vizio, secondo Aristotele, credo che abbia anche una valenza 'psicoterapeutica', per usare un aggettivo 'attuale' soprattutto dal XX secolo fino ad oggi. Tirando fuori la metafora del 'formaggio', soprattutto nel mondo di oggi il carattere delle persone non di rado è come la 'gruviera' piena di buchi, invece di una 'mozzarella light' intera e compatta. C'è da chiedersi, come mai nella recente epoca moderna siamo diventati 'deboli di carattere' ? Questo 'attacco' al carattere da che parte è arrivato? La colpa è anche della psicoanalisi se fa sentire le persone meno sicure? Il sociologo Frank Furedi, nel recente saggio "Il nuovo conformismo. Troppa psicologia nella vita quotidiana", del 2004, formula questo non ingiustificato sospetto. Dal XX secolo in poi, possibile che quando si attraversa un 'disagio psichico' bisogna esclusivamente rivolgersi ai professionisti della psiche? Certo, rispondere 'sì' fa comodo al 'business' di queste professioni, eppure lo stesso analista Aldo Carotenuto affermava che non è così, che per prendersi cura di se stessi, della propria personalità, si può ricorrere a un pluralismo di possibilità della 'cura del Sé', compreso il buddhismo, gli esercizi spirituali di S. Ignazio di Loyola, lo yoga, e altro ancora. In fondo, Erich Fromm, eminente psicoanalista dalla mente 'virtuosa', a un certo punto del suo percorso di crescita personale ha conosciuto il Buddismo Zen e lo ha anche introdotto nel suo stile di vita. Del resto, la filosofia morale e la saggezza antica hanno un valore che difficilmente si può sottovalutare, anche per la modernità avanzata attuale che si ostina a respingerle, illudendosi di essersi emancipata da quel 'sapere', mentre vive nell'alienazione del mercato attraverso l'ideologia aberrante del consumismo, così come comanda, tra l'altro, anche il "gioco linguistico" (Wittgenstein), ma anche il 'linguaggio per immagini', del sostegno pubblicitario ai consumi, a livello dei mezzi di comunicazione collettivi. Eppure, la saggezza antica è stata rivalutata, per esempio, da M. Foucault o da P. Hadot. Che cos'è la virtù, che cos'è il vizio?... Leggere l' "Etica Nicomachea" credo che ci aiuta a rispondere a questa doppia domanda, soprattutto se teniamo conto anche l'etica kantiana.
Michel Eyquem de Montaigne, nato a Bordeaux nel 1533 - morto a Saint-Michel-de-Montaigne nel 1592.
Michel aveva ricevuto dal padre un'educazione un pò particolare, ispirandosi all'Umanesimo del 1500. Fino a tre anni Michel fu preso a balia in un villaggio, nel modo più simile agli altri, nel senso di umiltà e di comunità. Ritornato al castello del padre, Pierre Eyquem, fu affidato a un precettore medico, di origine tedesca, fino all'età di tredici anni. Il precettore, Hortanus, ebbe l'ordine, da parte del padre, di parlare con Michel solo in latino, come anche tutta la famiglia. Così il bambino fu educato parlando, inizialmente, solo quella lingua fino in preadolescenza. Successivamente, Michel fu mandato presso un prestigioso collegio di Bordeaux dove ebbe la possibilità di apprendere francese e greco antico, retorica e teatro. Michel più tardi apprese il diritto, che gli sarebbe servito per le attività svolte da adulto. Dal 1557 al 1570, Michel Eyquem de Montaigne fu, infatti, consigliere presso la "Corte degli Aiuti" di Périgueux, che poi venne integrata al Parlamento di Bordeaux. Svolse svariate missioni presso la corte reale, e per il biennio 1561-'63 lavorò come membro di corte di Carlo IX. Si legò di amicizia con de La Boétie, e quando morì Michel ci soffrì molto. Si sposò con F. de La Chassaigne, da cui ebbe sei figli, di cui solo Leonor sopravvisse. Michel, d'altra parte, non ci teneva molto al matrimonio, e come uso a quei tempi, i coniugi avevano letti separati. Inoltre, non era amante degli incarichi, preferiva condurre una vita tranquilla. Nel 1568 morì il padre, e per Michel fu una grave perdita, considerando quanto fosse attaccato a lui. Nel 1570 Michel si dedicò alla riflessione filosofica e alla scrittura, e a partire dal 1571 iniziò a dedicarsi, in particolare, alla stesura degli "Essays". Scrisse anche sull'immaginazione e di un suo viaggio attraverso la stessa Francia, poi Germania e Svizzera, fino ad arrivare in Italia, visitando molte città della penisola italiana, e questo per il biennio 1580-'81. Il viaggio in Italia fu da lui voluto anche per motivi di salute, sperando di dare sollievo alla sua sofferenza dovuta ai calcoli renali che lo tormentavano, attraverso la cura delle acque termali. Michel, a proposito degli "Essays", osservò che era lui stesso l'argomento filosofico di quel lungo scritto: l'uomo che era in lui. Con de Montaigne nasce, così, il moderno "individuo" in epoca rinascimentale. Quando Michel seppe che a Bordeaux lo avevano eletto sindaco, ritornò nella sua città. Fu sindaco per due mandati consecutivi. Il pensiero di Michel de Montaigne ha avuto una grande influenza presso i posteri, fino ai nostri giorni. Diversi filosofi, letterati, intellettuali, nel corso dei secoli successivi al XVI°, hanno adottato Michel de Montaigne come 'educatore'. Tra gli ultimi, possiamo annovare anche il sociologo ed epistemologo della complessità Edgar Morin.
Baruch Spinoza, nato ad Amsterdam nel 1632 - scomparso a Den Haag (L'Aja) nel 1677.
Spinoza fu figlio di commercianti. Amava la libertà e lo spirito d'indipendenza. Gli piaceva molto pensare e le sue posizioni filosofiche ben presto si confrontarono con quelle cartesiane, nell'Olanda del Seicento. Spinoza non scrisse tanti libri, tuttavia, a causa del suo anticonformismo veniva considerato un "ateo". La sua "Etica", che scrisse negli anni 1663-1665, fu pubblicata postuma, come altre sue opere. Furono gli amici di Spinoza che, poco dopo la scomparsa del filosofo, avvenuta il 21 febbraio 1677, pubblicarono le sue opere. A Spinoza era stata offerta anche una cattedra universitaria in un'altra città, ma lui ci rinunciò per salvaguardare l'autonomia intellettuale. Preferì dedicarsi a un lavoro come il tornitore di lenti. Spinoza scrisse l' "Etica" secondo "metodo geometrico", complicando in questo modo la scrittura, probabilmente influenzato in questo da Descartes. Il suo pensiero però rimane grande, avendo influenzato tanti altri pensatori. Nel XX° secolo, per esempio, Erich Fromm.
Jean-Jacques Rousseau, nato a Ginevra nel 1712 - deceduto a Ermenonville nel 1778.
Filosofo e letterato, grande anima dell'Illuminismo settecentesco, collaboratore dell' "Enciclopedia" parigina di Diderot e D'Alambert, primo esperimento di sintesi nel contenere il sapere fino a quell'epoca sviluppato nei volumi di quell'opera. Rousseau, ginevrino di origine, visse per un certo periodo della sua vita a Parigi, dove divenne famoso come intellettuale. La sua fama fu alterna. Per certe sue opere venne pure perseguitato. Visse anche in solitudine in campagna, presso una casa di amici, continuando a scrivere qualche sua opera. Famoso fu il suo saggio "Il contratto sociale" del 1762, tra le tante sue opere, di ispirazione politica, e che ebbe un'influenza sulla Rivoluzione francese del 1789.
Immanuel Kant, nato a Konigsberg nel 1724 - morto a Konigsberg nel 1804.
Kant, in un suo breve ma famoso scritto del 1784, sosteneva quanto segue: Ogni uomo ha una mente e può attivarla per uscire dallo stato di minorità da lui stesso provocato. In che cosa consiste questa "minorità"? Nel fatto che l'essere umano non si serve del suo intelletto, come se ne fosse incapace, per cui chiede agli altri, come una delega, di pensare per lui. Si tratta, allora, di riappropriarsi della propria ragione. E' questa idea di emancipazione personale il cuore dell'Illuminismo. Dal Settecento a oggi è passato un bel pò di tempo e Adorno ed Horkheimer hanno messo in evidenza la crisi del progetto illuminista nella modernità, ma non possiamo che ritornare a Kant e riflettere sulle sue magnifiche formulazioni filosofiche.
Soren Kierkegaard, nato a Copenhagen nel 1813 - deceduto a Copenhagen nel 1855.
Soren Kierkegaard nacque, visse e morì a Copenaghen. Con Schopenhauer e Nietzsche rappresenta il terzetto di filosofi che costituisce il nucleo del pensiero esistenziale moderno del secolo XIX. Kierkegaard si recava a Berlino a sentire le lezioni di Schelling e di Hegel. Tuttavia Kierkegaard respinse la filosofia del panlogismo hegeliano, del sistema che comprende tutto. Kierkegaard era un uomo sottile e ironico, coltivava il frammento, il pensare poetico, la sua prosa era antirazionalista, psicologica ed esistenziale, oltre che, per certi versi e in maniera controversa, religiosa. Un suo pensiero che a me fa ridere, in quanto pone il paradosso tra il falso ideale dell' 'uomo perfetto' e le imperfezioni dell'uomo concreto, che deve fare i conti con gli inconvenienti del suo corpo, è il seguente: "L'essere un uomo completo è pur il massimo. Ora mi sono venuti i calli ai piedi: è pur sempre qualcosa che serve." (Da "Enten-Eller. Et Livis-Fragment"", tr. it. tomo primo, Milano, Adelphi, quarta ed., 1993, p.85).
Karl Marx, nato a Treviri, nel 1818 - scomparso a Londra, nel 1883.
Marx, laureato in filosofia, ha scritto saggi di filosofia, sociologia, economia, vivendo da giornalista, oggi diremmo, 'precario'. La sua passione era la ricerca scientifica nel campo dell'economia, studiando a fondo il capitalismo del suo tempo. Il grande amico Friedrich Engels, quando Marx si stabilizzò a Londra con la sua famiglia, provvide spesso ad aiutarlo economicamente. Engels, naturalmente, poteva permetterselo, avendo ereditato una fabbrica tessile e che continuava a gestire, proprio in Gran Bretagna. Tra Marx ed Engels ci fu una collaborazione teorica, scrissero insieme dei saggi. Inoltre, condividevano le stesse idee politiche e il loro contributo fu determinante nella nascita del movimento comunista, dell'Internazionale, scrivendo insieme il famoso "Manifesto del partito comunista" del 1848. Un'amicizia solida come la loro, a 360°, è molto rara nel mondo neoliberista del XXI secolo, dove le relazioni umane sono mediate prevalentemente dall'ideologia del mercato e dal consumismo, dal prevalente e particolare tipo di individualismo negativo e distruttivo, da assenza di responsabilità verso il bene comune, dunque non dallo sviluppo dell'individualità che si basa sulla costruzione della personalità attraverso i modi di individuarsi nel corso delle fasi del ciclo di vita, che fa emergere l'unicità che è presente in ogni personalità, su cui, come osservava Ralph Waldo Emerson, si basa la vera democrazia di una società, nel rispetto delle differenze individuali, oltre alla partecipazione alla vita sociale. D'altra parte, Carl Gustav Jung era critico e giudicava negativamente l'individualismo competitivo e distruttivo che osservava nella sua epoca. Jung era invece favorevole allo sviluppo dell'individualità che deriva dallo sviluppo psicologico della persona, per esempio, attraverso il cosiddetto "processo di individuazione" che derivava dalla sua particolare concezione del trattamento psicoterapeutico. Al contrario, il neoliberismo ottuso dei nostri tempi eregge a credo ideologico anche un certo egoismo rozzo e barbaro, il menefreghismo, la disempatia, la furbizia idiota, l'ignoranza, tutte componenti dell'individualismo stupido e negativo, di un competivismo cretino, tanto diffuso nelle società complesse che vivono un'enorme "disagio della civiltà". Il neoliberismo di oggi, a cui Karl Marx si sarebbe opposto con tutte le sue forze, è contrario alla cultura e al pensiero critico dei cittadini, perché cittadini che pensano non starebbero dalla parte del neoliberismo, cioè dell'ideologia contemporanea del capitalismo finanziario e del lavoro flessibile, lo smaschererebbe subito. Marx visse fondamentalmente da povero, con occasionali momenti in cui la sua condizione economica era migliore. Marx si rifiutò di andare a lavorare come operaio, perché la sua anima era quella dello studioso. A Londra passava molto tempo in biblioteca, per le sue ricerche sulla natura del capitale e delle sue contraddizioni. Oggi, dopo un'eclissi del marxismo dovuta alla fine del comunismo sovietico, all'abbattimento del Muro di Berlino nel 1989, si è capito che non è 'colpa' di Marx se il suo pensiero è stato travisato e 'realizzato' nel modo opposto a come avrebbe voluto lui. In sostanza, Marx sarebbe stato contrario, se consideriamo le sue convinzioni filosofiche, al "socialismo reale" dei Paesi dell'Est. Ci sono diversi segnali di recupero del pensiero di Marx, oggi, tra gli studiosi, per comprendere la nostra epoca.
Arthur Schopenhauer, nato a Danzica nel 1788 - morto a Francoforte sul Meno nel 1860.
Arthur Schopenhauer nasce a Danzica nel 1788, muore a Berlino nel 1860. Grandissimo filosofo lontano dalle accademie, formula un pensiero originale aperto anche alla cultura indiana. Un pensiero di Schopenhauer: "Forse si può caratterizzare lo SPIRITO DEGLI ANTICHI con il loro sforzo, in tutte le cose, di rimanere per quanto possibile vicini alla natura; e, al contrario, lo spirito dell' età moderna con il tentativo di allontanarsi il più possibile dalla natura. " (Da "Manoscritti inediti", 1821, p. 42). In questo passo S. prefigura quella che poi sarà la teoria della nevrosi di Sigmund Freud, nel senso che la civiltà, che consiste in un allontanamento dalla natura, quindi dalle pulsioni fondamentali, rende l'essere umano 'nervoso', in 'conflitto' con se stesso.
Friedrich Nietzsche, nato a Rocken nel 1844 - deceduto a Weimar nel 1900.
Di Nietzsche possiamo dire tutte le cose che lo possono, a torto, discreditare o stigmatizzzare come una persona "malata" e che verso l'ultimo periodo della sua esistenza è pure "impazzita", ma chi non ha, tra gli esseri umani, le sue contraddizioni, il bene e il male, fragilità e risorse? Lo psicoanalista inglese Donald W. Winnicott una volta ha detto: se un essere umano si dovesse 'ridurre' alla sola 'salute', sarebbe una ben misera cosa. In altri termini, l'essere umano vale molto di più della sua condizione di 'salute'. Del resto, nonostante le sue fragilità, Nietzsche ha scritto moltissime opere e oggi è considerato uno dei grandissimi filosofi la cui influenza è ancora presente agli albori del XXI secolo. Tra l'altro, Nietzsche, insieme a Schopenhauer, è stato uno dei precursori della "psicoanalisi". Tutti i pensatori del XX secolo si sono confrontati con Nietzsche. Una certa deformazione del suo pensiero, soprattutto del concetto di "volontà di potenza", è stata messa in atto, in modo ideologico e strumentale, dal nazismo. Tuttavia, in Nietzsche troviamo la creatività del genio filosofico e dell'artista delle parole. Grande interprete culturale del passato e anticipatore teorico del nichilismo occidentale del Novecento. Per scelta personale, Nietzsche decise di vivere una vita randagia, soprattutto tra l'Italia e la Svizzera, prima di lasciarci nel 1900. Nietzsche in "Così parlò Zarathustra" (1883-1885) ha scritto: "Si ripaga male un maestro, se si rimane sempre scolari."
Fedor Michajlovic Dostoevskij, nato a Mosca nel 1821 - morto a San Pietroburgo nel 1881.
Scrittore e filosofo russo che ha trattato con grande sensibilità esistenziale e, a volte, con ironia e amplificazione comica dei drammi umani, come nel "Sosia", i temi fondamentali della vita, con uno scavo psicologico moderno dei suoi personaggi, anticipando la psicoanalisi di Freud.
Max Weber, nato a Erfurt nel 1864 - scomparso a Monaco di Baviera nel 1920.
Weber, grande studioso tedesco, viene considerato uno dei fondatori classici della sociologia moderna. Si è distinto anche per contributi fondamentali dati nell'ambito dell'economia, della filosofia e della storia. Nell'ambito dell'attività politica, è stato uno degli estensori della Carta costituzionale della Repubblica di Weimer. Gli studi di Max Weber sono ancora oggi di notevole interesse per comprendere le società ipersviluppate del mondo del XXI secolo, la differenza tra le culture dell'Occidente e dell'Oriente, soprattutto attraverso i suoi contributi di sociologia della religione. Weber ci ha fatto comprendere, come una profezia, quale sia stato il destino iper-razionalizzato e burocraticatizzato delle società complesse, il fenomeno del potere e la classificazione nelle sue forme fondamentali, la definizione di Stato, la classificazione delle forme delle azioni sociali. Weber si è occupato di metodologia delle scienze sociali, della questione della "avalutatività", del lavoro intellettuale sia nel caso dello scienziato che del politico. Ha osservato, in una conferenza del 1919, che il destino dell'Occidente sarebbe stato quello del "disincanto del mondo". La sua profezia si è avverata, ma la razionalizzazione della vita sociale ed economica ha provocato delle crepe significative da cui è emersa la dimensione psicologica dell'uomo e dei suoi bisogni, come direbbe Nietzsche, "umani, troppo umani". Weber ha formulato l'importante tesi dell'origine del capitalismo da una motivazione religiosa, di derivazione protestante. La sua tesi è stata criticata, ma continua a far pensare. Se Karl Marx osservava che la struttura materiale dei conflitti di classe è il motore della storia, attribuendo poca importanza alla cosiddetta "sovrastruttura", ossia al mondo della cultura e dei valori, Max Weber ha ribaltato la tesi marxiana, osservando che è anche la dimensione culturale dell'uomo che può generare il mutamento sociale. In fondo, la riflessione fondamentale di Antonio Gramsci sulla questione dell' "egemonia culturale" andrebbe considerata insieme alla tesi di Max Weber sull'importanza della cultura nel provocare il cambiamento nelle società. Del resto, l'egemonia culturale conquistata da una classe dirigente permette di assicurarsi il potere di manipolazione sulle 'masse', agendo attraverso tv e giornali. Chi possiede la proprietà dei media può condizionare pesantemente l'orientamento dell'opinione pubblica, e questo lo vediamo anche oggi nei Paesi occidentali e non. Naturalmente queste note su Max Weber sono soltanto delle briciole della memoria sul suo pensiero, per ricordarlo ancora oggi.
George Simmel, nato a Berlino nel 1858 - scomparso a Strasburgo nel 1918.
La Berlino del 1858 era quella che faceva parte del "Regno di Prussia", mentre la Strasburgo del 1918 era compresa nell' "Impero tedesco" di quell'epoca. Detto questo, possiamo osservare che Simmel è stato un grande della sociologia e della filosofia dell'area germanica del suo tempo. Tra l'altro, amico e collega di Max Weber, l'altro grande sociologo di quel periodo che ci ha lasciato saggi di notevole valore per comprendere il senso della modernità in cui viviamo. Simmel aveva interessi di ricerca molto diversificati tra loro, i suoi saggi, che sono arrivati fino a noi, documentano le sue importanti riflessioni intellettuali e lo rendono un autore molto attuale ancora oggi, nel XXI secolo.
Henri Bergson (nato a Parigi, 1859 - morto a Parigi, 1941)
Filosofo francese insignito del Premio Nobel per la Letteratura. Autore di saggi importanti sulla memoria, l'evoluzione creatrice, il tempo, la morale, la coscienza, la metafisica. Uno dei suoi più importanti interpreti è stato il filosofo Gilles Deleuze.
Ernst Cassirer (nato a Breslavia, 1874 - morto a New York, 1945)
Cassirer è stato un filosofo neokantiano che si è occupato molto del simbolo nelle sue espressioni lignuistiche, nella cultura, nell'arte, nella storia. Ha insegnato in numerose università europee e poi statunitensi. Famosa la sua opera "Filosofia delle forme simboliche" (1923).
Ludwig Wittgenstein, nato a Vienna nel 1889 - scomparso a Cambridge nel 1951.
Filosofo austriaco-inglese, artefice della filosofia dei "giochi linguistici".
Albert Camus nato a Mondovi, in Algeria, nel 1913 - scomparso a Villeblevin, in Francia, nel 1960.
Camus, Premio Nobel per la Letteratura nel 1957. Scrittore, giornalista, filosofo esistenzialista. Il suo pensiero dell' "uomo in rivolta", capace di dire "no" alle ingiustizie, si è riattualizzato nel 2011, nelle lotte collettive dei popoli del Sud del mondo, contro il dispotismo politico. Camus ha una scrittura vivace, ironica, metaforica, ricca di immaginazione, come nel suo romanzo-monologo esistenzialista "La caduta" del 1956. Camus sa mantenere alta la tensione narrativa verso il protagonista, Jean-Baptiste Clamence, un avvocato di Parigi che si era trasferito ad Amsterdam, e che inizia a raccontare di sé a uno sconosciuto concittadino capitato nel bar, Mexico City, dove Clamence andava a passare le notti a bere il suo gineprio. Di Clamence inizialmente emerge la 'luce' del personaggio, i suoi lati migliori, mentre nel corso dell'autoracconto c'è il passaggio verso la dimensione 'ombra' del personaggio, fino all'identificazione di sé con gli aspetti negativi della personalità, che Jung chiama, appunto, l'Ombra. Clamence in realtà è un personaggio che, per certi versi, ricorda lo stesso Camus. Infatti anche Clamence soffre di tubercolosi come lui, Clamence è stato in Tunisia e in Algeria, Camus è di genitori francesi, ma ha i natali algerini, nascendo a Mondovi. Dunque, Clamence parla con un non identificato avventore parigino nel locale di Mexico City, ma a parte questo non si sa nulla dell'interlocutore, di cui si saprà la professione solo verso la fine del romanzo. Inoltre, lo sconosciuto a cui Clamence racconta di sé, con brillante ed autoironica immaginazione, possiamo dedurre che sia l'alter ego dello stesso Clamence, dunque un personaggio x, un espediente letterario che permette il racconto autobiografico di Clamence, un racconto dove viene messo sotto accusa il narcisismo stesso di Clamence e della sua "caduta" nella depravazione, nell'alcol, nel fallimento esistenziale. Si tratta, in altri termini, di un romanzo-confessione di un personaggio che quando viveva a Parigi aveva vissuto una vita di successo, ma che lui stesso aveva determinato la sua rovina, la fine della carriera di avvocato e della bella vita che poteva permettersi. Poi la decisione di cambiare nazione e città, di andare a vivere in Olanda, e di inventarsi un nuovo 'mestiere', quello di "giudice penitente". Chi è il "giudice penitente"? Cosa vuol dire questa espressione?... Andate a leggere il romanzo!
Jean-Paul Sartre, nato a Parigi nel 1905 - scomparso a Parigi nel 1980.
Sartre, filosofo e scrittore francese, a cui fu assegnato il Premio Nobel per la Letteratura, che per motivi 'politici' non volle ritirare, scrive, da un saggio postumo sui suoi pensieri morali, del 1983: "Creando l'uomo 'si ' crea. [...] è da ciò che crea che egli apprende quello che è."
Charles Wright Mills, nato a Waco (Texas) nel 1916 - morto a West Nyack (N.Y.) nel 1962.
Wright Mills è stato un importante sociologo statunitense, critico nei confronti del sistema sociale costituito. Wright Mills si è posto agli antipodi della sociologia struttural-funzionalista di Talcott Parsons. Di grande interesse le sue ricerche sui "white collars" (i 'colletti bianchi', la classe media impiegatizia statunitense), "l'élite del potere", il "mito della patologia sociale", "l'immaginazione sociologica". Zygmunt Bauman lo ritiene uno dei suoi 'Maestri'.
Erving Goffman, nato a Mannville nel 1922 - scomparso a Filadelfia nel 1982.
Goffman, di origine canadese, si è dedicato alla sua formazione accademica di sociologo prima a Toronto, e poi a Chicago. Secondo la sua teoria di riferimento dell'interazionismo simbolico, da lui stesso revisionata e corretta, la sociologia si deve occupare delle interazioni 'faccia a faccia', considerando lo sfondo sociale dove esse accadono come un teatro. Goffman ha scritto opere memorabili come "La vita quotidiana come rappresentazione" (1956), "Asylum. Le istituzioni totali: i meccanismi di esclusione e della violenza" (1961), "Stigma. L'identità negata" (1963), e tanti altri saggi, tra cui quelli dedicati allo studio delle interazioni e delle relazioni in pubblico. Goffman con la sua opera sociologica, di fine osservatore delle interazioni contestualizzate, ha voluto combattere la "falsa coscienza". Il suo lavoro di smascheramento dei meccanismi di alienazione istituzionale, nelle istituzioni totali, come il manicomio, ebbe risonanza anche in Europa, e in particolare con l'affermazione del movimento antipsichiatrico inglese di David Cooper e Ronald Laing, e in Italia con Franco Basaglia e i basagliani, che riuscirono a realizzare la chiusura dei manicomi grazie all'approvazione della L.180 del 13 maggio 1978.
Michel Foucault, nato a Poitiers nel 1926, scomparso a Parigi nel 1984
Foucault esordisce sulla scena intellettuale con il saggio "Storia della follia nell'età classica" (ed. or.1961), che avrà una una profonda influenza negli anni successivi sul movimento dell'Antipsichiatria inglese (David Cooper, Ronald Laing), come su Franco Basaglia in Italia. La vastità degli interessi di Foucault è sorprendente, spaziando, oltre che nel campo della psichiatria, nella "archeologia del sapere", sul potere (la "biopolitica" e il "biopotere", i "dispositivi" del potere), nella esplorazione della sessualità, nella "tecnologia del sé" (dedicandosi allo studio della filosofia antica), e altro ancora. Foucault è stato 'più che' un filosofo, diciamo un intellettuale poliedrico che come Picasso ha attraversato diverse fasi di evoluzione e di creatività, il primo nell'ambito delle scienze umane, il secondo nel campo della pittura e della scultura. Foucault è uno studioso ancora attuale, di grande interesse anche nella comprensione della realtà complessa occidentale di oggi, rispetto a molteplici tematiche.
Herbert Marcuse, nato a Berlino nel 1898 - morto a Starnberg nel 1979.
"L'apparato produttivo, i beni ed i servizi che esso produce, "vendono" o impongono il sistema sociale come un tutto. I mezzi di trasporto e di comunicazione di massa, le merci che si usano per abitare, nutrirsi e vestirsi, il flusso irresistibile dell'industria del divertimento e dell'informazione, recano con sé atteggiamenti ed abiti prescritti, determinate reazioni intellettuali ed emotive che legano i consumatori, più o meno piacevolmente, ai produttori, e, tramite questi, all'insieme. I prodotti indottrinano e manipolano; promuovono una falsa coscienza che è immune dalla propria falsità. E a mano a mano che questi prodotti benefici sono messi alla portata di un numero crescente di individui in un maggior numero di classi sociali, l'indottrinamento di cui essi sono veicolo cessa di essere pubblicità: diventa un modo di vivere. E' un buon modo di vivere - assai migliore di un tempo - e come tale milita contro un mutamento qualitativo. Per tal via emergono forme di (in corsivo dell'autore) pensiero e di comportamento ad una dimensione (fine corsivo) in cui idee, aspirazioni e obiettivi che trascendono come contenuto l'universo costituito del discorso e dell'azione vengono o respinti, o ridotti ai termini di detto universo. Essi sono definiti in modo nuovo ad opera della razionalità del sistema in atto e della sua estensione quantitativa." Anche se questo brano è stato pubblicato in un famoso saggio di Marcuse del 1964, è ancora attuale e lo si può confrontare con la tendenza del 'pensiero unico' del neoliberismo purtroppo ancora presente nel 2011, di cui si spera il suo tramonto, dopo aver provocato i gravi danni complessivi della Prima Grande Depressione Economica del XXI secolo.
Jurgen Habermas
Habermas appartiene alla seconda generazione di filosofi della Scuola di Francoforte. Ha pubblicato molti saggi. Un'opera fondamentale, a partire dall'inizio della sua avventura di pensatore, sono i suoi lavori che si occupano del linguaggio e della competenza comunicativa, e dunque sulla correttezza del comunicare. L'uomo non può essere ridotto a 'cosa' perché ha il linguaggio. In questo modo, Habermas ha formulato una teoria dell' "agire comunicativo" importante anche per inaugurare un nuovo modo di fare democrazia.
Pierre Bourdieu, nato a Denguin nel 1930 - scomparso a Parigi nel 2002.
Bourdieu si è distinto come grande pensatore nell'ambito della sociologia e della filosofia. E' stato un intellettuale di primo piano a livello internazionale. Inizia la sua carriera universitaria come assistente presso l'Università di Algeri, dopo aver svolto il servizio militare in quella città nel periodo 1955-1958. Quando ritorna in Francia, nel 1960 è assistente alla Sorbona, l'anno successivo ottiene un incarico di insegnamento presso l'Università di Lilla. Seguiranno incarichi sempre più prestigiosi, questa volta a Parigi, fino alla cattedra di Sociologia al Collège de France. Ottiene riconoscimenti accademici a Berlino e a Francoforte, entra a far parte di una stimata associazione europea e di un'altra prestigiosa associazione statunitense. Bourdieu ha scritto molti saggi e non sono pochi quelli di grande rilievo nell'ambito delle scienze sociali. Si è dedicato soprattutto alla sociologia dei processi culturali. Tra i sui concetti di riferimento, quello di "habitus", da lui coniato.
Edgar Morin
Il brano seguente è tratto da un saggio del professor Edgar Morin, sociologo ed epistemologo, pubblicato, in originale, nel 2004: "Chi è umiliato, chi è odiato, chi è vittima non deve trasformarsi in chi umilia, in chi odia, in oppressore: ecco l'imperativo etico. Rimane il carattere atroce del male che è al di là di ogni perdono e di ogni punizione, il male irreparabile, quello che non smette di devastare la storia dell'umanità. Questo è il disastro della condizione umana. Quando le parole "magnanimità", "misericordia", "perdo-no" sono dimenticate, ignorate, quando si reclama una punizione che sia vendetta e secondo la legge del taglione, allora c'è progresso della nostra barbarie interiore."
Zygmunt Bauman, nato a Poznan (Polonia) il 19 novembre 1925, deceduto a Leeds (GB), il 09/01/2017.
Sociologo e teorico della "modernità liquida"
Tony Judt, nato a Londra nel 1948- scomparso a New York nel 2010.
Tony Judt grande storico contemporaneo, inglese-statunitense. Dei suoi memorabili saggi possiamo ricordare, nelle traduzioni italiane, "Dopoguerra: come è cambiata l'Europa dal 1945 a oggi" (Judt, 2005, tr. it. 2007), "L'età dell'oblio. Sulle rimozioni del '900" (Judt, 2008, tr. it. 2009), "Guasto è il mondo" (Judt, 2010, tr. it. 2011). Tony Judt, prima di lasciarci, si è ammalato di SLA. Nonostante la malattia ha continuato ad essere attivo come storico e professore universitario, riuscendo anche a tenere conferenze per ben due ore, scrivendo, negli ultimi tempi, quattro articoli in cui ha parlato della sua malattia nella "New York Review of Books".
Naomi Klein
Giornalista e scrittrice canadese di importanti saggi sul mondo globale e sul "capitalismo dei disastri".
Ulrich Beck, nato a Slupsk (Polonia), il 15/05/1944, morto a Monaco (Germania), il 01/01/2015.
Ulrich Beck, sociologo tedesco che ha teorizzato il concetto di "società del rischio" nella "seconda modernità".
Richard Sennett
Richard Sennett, sociologo statunitense autore di importanti saggi sulla trasformazione della società, del capitalismo, del lavoro dalla seconda metà del Novecento in poi.
Alain Ehrenberg
Alain Ehrenberg è un sociologo francese che si dedica, con molto acume, alle questioni inerenti il disagio mentale nelle società occidentali del XXI secolo, con saggi originali che gettano luce sul mondo della psichiatria, della psicoterapia, dei servizi di assistenza che sono abilitati a occuparsene.
John Rogers Searle
Searle, filosofo statunitense del linguaggio. Searle è il teorico degli "atti linguistici". Nel suo saggio "Creare il mondo sociale. La struttura della civiltà umana", del 2010, sostiene che il linguaggio condiviso sia più importante di altre istituzione come il denaro, la proprietà o il matrimonio. Il "contratto sociale", di cui parla, per esempio Rousseau, in realtà è dato dal linguaggio condiviso che permette alle persone, che fanno parte di una stesso aggregato sociale, di gestire bisogni e conflitti, di trovare accordi comuni per vivere insieme. In questo saggio, Searle si occupa dell'ontologia sociale, cioè di come prende forma l'essere degli 'oggetti sociali'.
Martha Craven Nussbaum
Nussbaum è filosofa all'Università di Chicago, famosa per i suoi saggi sul rispetto dell'umanità.
Peter Sloterdijk
Sloterdijk è uno dei più autorevoli filosofi europei contemporanei. Insegna presso l'Hochschule fur Gestaltung di Karlsruhe, in Germania, e alla Kunstakademie di Vienna, in Austria. Ha pubblicato molti saggi, tra cui il notevole "Devi cambiare la tua vita. Sull'antropotecnica" (Sloterdijk, 2009, tr. it. 2010). Sloterdijk è un filosofo molto creativo e innovativo, per certi versi controcorrente.
Carl Gustav Jung, nato a Kesswill nel 1875 - scomparso a Kussnacht nel 1961.
Jung si laureò in medicina e si specializzò in psichiatria. Era uno psichiatra già affermato prima di conoscere Freud. Dopo che lesse qualche sua opera, divenne un fervente ammiratore di Sigmund Freud, lo conobbe e tra loro nacque un grande legame. Così Jung, ben presto, fu considerato un personaggio di primo piano nel Movimento psicoanalitico viennnese, prima della rottura con Freud. Con la pubblicazione in libro, nel 1912, del suo saggio "Trasformazioni e simboli della libido", la contrapposizione teorica tra Freud e Jung divenne insanabile. In tedesco questo saggio ha il titolo di "Wandlungen und Symbole der Libido" e fu pubblicato in una rivista di psicoanalisi e psicopatologia, nel 1911. La divergenza su come intendere il concettto di "libido" divenne il pretesto dell'uscita di Jung dal Movimento psicoanalitico freudiano. Freud considerava la "libido esclusivamente l' "energia sessuale", mentre per Jung la "libido" era l' "energia psichica" tout court. La rottura con Freud fu netta a 360° e ben presto divenne molto dolorosa per Jung, ritrovandosi isolato dal Movimento psicoanalitico freudiano. Lo psicologo svizzero fu anche uno studioso della mitologia e dell'alchimia. Per Jung occorreva scoprire il proprio mito personale, e ciò avrebbe dato senso all' esistenza. Dell'alchimia, Jung riteneva che il processo di trasformazione, inteso in senso metaforico, descriverebbe, tenendo conto del diverso contesto simbolico, il processo che dovrebbe seguire la psicoterapia. Lo studioso svizzero tenne in gran conto le altre prospettive psicologiche, come quella di Sigmund Freud e quella di Alfred Adler, tuttavia formulò un suo modo particolare di concepire il trattamento "analitico", che concepiva come una psicoterapia dell'individuazione dell'adulto. La sua prospettiva psicologica la chiamò "psicologia analitica". Jung fu un prolifico saggista, considerava l' "anima" espressione dell'immaginazione creativa. Come dicevo sopra, scrisse moltissimo, come Freud. La sua scrittura più matura non ha solo la qualità del grande psicologo, ad essa si aggiunge anche quella del grande saggio, consapevole del rovescio dell'anima in quella figura interiore che chiamò "Ombra". Per Jung, il fine del trattamento psicoterapeutico è il "processo di individuazione", attraverso i sogni e quella che chiamò l' "immaginazione attiva", un metodo da lui stesso ideato e sperimentato in prima persona, attraverso cui Jung scoprì il suo mito personale.
Melanie Klein, nata a Vienna nel 1882 - scomparsa a Londra nel 1960.
Melanie Klein rappresenta la seconda personalità più importante della psicoanalisi, dopo Freud, senza sottovalutare l'importanza di altri analisti delle origini, come Sandor Ferenczi e Karl Abraham, che, tra l'altro, furono rispettivamente il primo e il secondo analista a cui la Klein si sottopose in analisi, sia per conoscersi meglio che per formarsi in quanto analista. La Klein andò inizialmente in analisi per una sofferenza che si portava fin dall'infanzia, una ferita d'amore di una bambina che non veniva accettata per la figlia che era, sentendosi un pò rifiutata dai genitori. Da adulta sviluppò un grave disagio depressivo, e andò in cura da Ferenczi, a Budapest, che, tra l'altro, la valorizzò per le sue potenziali doti psicologiche, e la orientò verso la psicoanalisi infantile, che allora era un settore quasi vergine. La Klein all'inizio non sapeva chi analizzare, e commise l'errore, diffuso a quei tempi tra gli analisti, di sottoporre i tre suoi figli a un trattamento psicologico, che probabilmente sapeva poco di psicoanalisi. Successivamente, soprattutto dopo l'analisi con Abraham, purtroppo interrotta prematuramente dalla sua morte, cominciò a comprendere cose fosse l'analisi e diede dei contributi sempre più rilevanti alla disciplina. Dopo l'iniziale iscrizione a membro della Società ungherese di psicoanalisi, con Ferenczi, si era appunto trasferita a Berlino ed era diventata membro della Società di psicoanalisi berlinese, pur incontrando tanta ostilità ed emarginazione a causa del fatto di non possedere titoli universitari. Nel 1926 Ernst Jones, della Società di psicoanalisi britannica, le propose di tenere una serie di conferenze a Londra, che ebbero un gran successo, e poi di trasferirsi in quel Paese. Così la Klein si trasferì a Londra, dove venne ben accolta, e la sua carriera, interna alla Società di psicoanalisi britannica, le conferì un ruolo di primo piano o da capo scuola, diventando una psicoanalista originale e creativa. Nel 1932 venne pubblicato il suo saggio importante "La psicoanalisi dei bambini". Ad ogni congresso internazionale di psicoanalisi presentava un lavoro che suscitava intense reazioni, pro e contro. Poi, l'insieme di questi scritti fecero parte della sua raccolta "Scritti 1921-1958", costituendo anche questo un lavoro importante e dei grandi passi avanti per la psicoanalisi. Alcuni anni degli anni '40 del Novecento segnarono il periodo delle "controversie" con Anna Freud e la sua scuola all'interno della Società di psicoanalisi di Londra, ma poi si stabilì una situazione tripartita. Ci furono, così, tre scuole, la melaniekleiniana, la annafreudiana, quella degli Indipendenti (Winnicott, Khan e altri). La Klein morì nel 1960 e fu costituito il "Melanie Klein Trust" per continuare il suo pensiero e ricordarla per la sua umanità e il suo genio, anche se i suoi 'nemici' dissero delle cose contrarie su di essa. Per concludere, possiamo osservare che Melanie Klein sta all'origine della teoria delle relazioni oggettuali e dell'importanza degli affetti in psicoanalisi.
William Ronald Dodds Fairbairn (Edimburgo, 1889 - Edimburgo, 1964)
Uno psicoanalista di Edimburgo, che ha condotto una vita appartata in questa città, che ha formulato una delle varie versioni di teoria delle relazioni oggettuali, di cui la sua è molto importante.
Donald Woods Winnicott nasce a Plymouth nel 1896, muore a Londra nel 1971.
Winnicott è stato prima pediatra e poi psicoanalista. Importante teorico della psicoanalisi , ha dato un grande contributo alla comprensione della creatività, individuando un'area intermedia originaria tra il seno della madre e la bocca del neonato, che ha chiamato "area transizionale" da cui dipenderebbe, nella situazione di frustrazione relativa, lo stimolo alla produzione di fantasie, pensieri, l'uso dell'immaginazione. Secondo Winnicott, è da questa "area transizionale" che negli adulti prende forma, a livello psicologico, la produzione di "cultura". Quando qualcosa va storto nel vissuto di questa area intermedia, nell'infante, le ripercussioni negative si rivelano poi in adolescenza, per esempio nei comportamenti problematici dei ragazzi (antisocialità). Il "gioco" ha per Winnicott un posto fondamentale non solo nel comprendere la psicologia del bambino, in quando la dimensione fondamentale del bambino è proprio quella del "gioco", ma il "gioco" acquista grande significato anche nel trattamento psicoterapeutico in generale.Winnicott è stato un teorico clinico molto originale e profondo nelle sue tesi interpretative dei fenomeni psicologici da lui osservati, come quando scrisse un lavoro su "La delinquenza come segno di speranza" (1968). Egli ha dato molta importanza all'ambiente e nei disturbi della persona ha attribuito un posto significativo all' effetto del fallimento ambientale. Winnicott ha considerato un significato di 'maturità' la "capacità di essere solo". Ha distinto tra "vero Sé" e "falso Sé". Il "falso Sé", in termini moderati, ha un'importanza in termini di adattamento all'ambiente, nei ruoli interpretati, ma un eccesso è disadattivo. Il "vero Sé", invece, Winnicott lo ha considerato 'incomunicabile'. Interessante è il suo punto di vista sulla depressione come un "valore", e di questo ne sapeva qualcosa lui stesso, trovandosi a soffrirne in vari momenti della sua esistenza. Questi accennati sono solo alcuni concetti importanti di Winnicott.
Erich Fromm, nato a Francoforte sul Meno nel 1900 - morto a Muralto-Locarno nel 1980.
Erich Fromm, di religione ebraica, ebbe una formazione filosofica, sociologica e poi psicoanalitica. Proveniente dalla Scuola di Francoforte, emigrò negli Stati Uniti, più tardi visse in Mexico. Concluse l'ultimo periodo della sua esistenza in Svizzera nel Cantone Italiano. Morì a Muralto-Locarno. Fromm fu promotore di una neopsicoanalisi umanistica. Si accostò più tardi al buddhismo. Famoso per i suoi saggi controcorrente a vocazione filosofica. Si riteneva estraneo alla società mercantile capitalistica, di cui criticava ferocemente le sue perversioni relative al vivere per fare sempre più soldi. Si riteneva un uomo precapitalistico. Rainer Funk, curatore delle sue opere, ha scritto: "[...] Erich Fromm [...] vede lo scopo della terapia non in un adattamento alle norme socialmente precostituite, ma nello sviluppo delle forze autonome del paziente, che risolvono le sue difficoltà di vita e lo liberano dal sintomo."
Heinz Kohut, nato a Vienna nel 1913 - scomparso negli Usa nel 1981.
Kohut si è laureato in Medicina a Vienna. Nel 1939 si è trasferito a Chicago, dove poi si è specializzato in Neuropsichiatria, diventando professore di Psichiatria. Successivamente alla sua formazione psicoanalitica, Kohut è diventato un membro importante dell'Istituto di Psicoanalisi di Chicago, ricoprendo le cariche più alte. Kohut ha sviluppato una sua teoria del narcisismo, partendo da quella di Freud, ma asserendo, a differenza di quest'ultimo, che nell'adulto non è che il narcisismo scompare e il suo posto viene sostituito da maturi attaccamenti oggettuali. Secondo Kohut, ci sono due linee di sviluppo psicologico della personalità che coesistono: una è quella del narcisismo adulto, e che si distingue in narcisismo sano e in narcisismo patologico; l'altra è la linea di sviluppo delle relazioni oggettuali. Kohut dedica i suoi studi soprattutto alla comprensione del narcisismo, elaborando quella che chiama la "Psicologia del Sé". Saranno non pochi psicoanalisti a riprendere la teoria kohutiana del Sé e del narcisismo, sia negli Usa che in Europa, tra cui in Italia. Negli Stati Uniti, Stolorow, Atwood, Brandchaft, Orange e altri ancora, elaborano, a partire anche dall'influenza di Kohut, l'approccio clinico e psicoterapeutico dell'intersoggettività. Un altro grande teorico del narcisismo è Otto Kernberg che, a differenza di Kohut, è rimasto fedele al punto di vista freudiano dello sviluppo psicologico dell'essere umano, che considera un'originario (e ipotetico e brevissimo) stadio narcisistico che ben presto viene sostituito dallo sviluppo delle relazioni oggettuali.
Christopher Lasch, nato a Omaha, Nebraska, nel 1932, scomparso a Pittsford, New York, nel 1994.
Lasch è stato uno storico statunitense che ha pubblicato saggi di grande interesse sociale e culturale, preconizzando una "cultura del narcisismo" (1979) che poi si sarebbe diffusa in tutto l'Occidente, fino a caratterizzare l'inizio della seconda decade del XXI° secolo. Già Heinz Kohut, ideatore della "psicologia del Sé", si era dedicato allo studio del narcisismo sano e patologico, con i suoi pazienti in analisi, tra gli anni '50 del XX° secolo fino al 1981, anno della sua morte. Oggi viviamo in un mondo narcisista. Dobbiamo molto a questi due studiosi la conoscenza del narcisismo contemporaneo.
James Hillman, nato ad Atlantic City nel 1926 - scomparso a Thompson nel 2011.
Hillman, di origine statunitense, per formazione culturale europea, infatti rimase in Europa per circa trent'anni, dopo ritornò negli Stati Uniti dove fondò un istituto e si dedicò a insegnare in diverse università del suo Paese. Hillman viene considerato il più creativo psicologo post-junghiano, portando avanti, nei suoi saggi, un filone della psicologia di Jung, la "psicologia archetipale". Hillman ha frequentato la Sorbona, si è laureato a Dublino con il massimo dei voti. A Zurigo ottenne un Phd. e ben prestò si inserì all'Istituto "Carl Gustav Jung" di Kussnacht, dove divenne il direttore. Hillman ha pubblicato moltissimi libri, originali e geniali. Dopo aver abbandonato l'attività terapeutica, si è dedicato sempre di più alla filosofia. Una delle sue tesi fondamentali è che si ha bisogno di una "terapia delle idee", una terapia, cioè, della cultura, perché la cultura è altrettanto 'patologgizzata' quanto i singoli individui.
Adam Phillips
Phillips è stato primario di psicoterapia infantile presso il Charing Cross Hospital di Londra. Ha scritto diversi saggi. Due tra i suoi lavori, tradotti in italiano, che mi hanno colpito sono "Paura ed esperti" (Phillips,1995, tr. it. 2003) e "Normalmente" (Phillips, 2005, tr. it. 2005). Adam Phillips mostra di avere un atteggiamento critico nei confronti dell'establishment psicoanalitico londinese. Non dà per scontata la nozione di "salute mentale", e giustamente osserva che nell'adulto la "sanità mentale" può essere considerata in due modi diversi: un modo "superficiale" e un modo "profondo". Nel primo caso, la "salute mentale" viene intesa nel senso dell'uomo senza carattere, conformista, appiattito sugli standard dell'adattamento sociale. Si tratta di persone, in questo caso, la cui esistenza è priva di qualche cosa di "speciale". Nell'accezione "superficiale" della "salute mentale", la persona mostra una "sanità" come "caricatura della normalità". In generale, osserva Phillips, tutti gli esseri umani mostrano di essere "ambivalenti" rispetto alla nozione di "sanità mentale". Nel secondo caso, quello della "sanità mentale" in senso "profondo", la "pazzia", potenzialmente presente in ogni essere umano, viene integrata nella "sanità" della propria mente. Nella modalità 'profonda' della "salute mentale", in sostanza, abbiamo una persona che ha risolto le proprie conflittualità e che ha attraversato "sofferenze prolungate" da cui ha tratto "una certa forma di saggezza". Dunque, il 'sano superficiale' "nega" la "pazzia" che pure è in lui, mentre il 'sano in profondità' la riconosce e ne trae conoscenza, integrandola nella sua personalità, diventando più 'saggio'.
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