martedì 25 dicembre 2007

Il fare-arte come prevenzione

Ormai è risaputo che l'arte, nelle sue varie forme, quando viene praticata fa bene alla salute nel suo insieme, sia a livello mentale che corporeo. Carl Gustav Jung, nella sua autobiografia, racconta di aver dipinto e scolpito, che una voce interiore lo voleva sedurre dicendogli che quello che lui faceva era 'arte', ma lui rispose a quella 'voce' dicendogli che non si trattava di arte, ma di una pratica espressiva che gli permetteva di conoscersi meglio. Jung aveva formulato l'espressione di "immaginazione attiva" per indicare il rapporto 'attivo' dell'Io con l'inconscio. James Hillman ha dedicato la sua opera all'importanza dell'immaginazione, prendendo sul serio la convinzione di Jung che l'anima è immaginazione, approfondendo il significato dell' "inconscio collettivo" e degli "archetipi".
Jung, d'altra parte, si dedicò molto alla scrittura, lasciando ai viventi una mole cospicua di scritti, di cui non pochi pubblicati postumi. Sigmund Freud non era versatile come Jung nel campo delle arti, ma eccelse nella scrittura saggistica, al punto che ricevette il Premio Goethe. E' probabile che la scrittura aveva per Freud un valore terapeutico, come del resto anche per Jung. In seguito gli arte-terapisti, con una doppia formazione, nel campo delle arti e nella psicologia dinamica, hanno messo a punto delle metodologie terapeutiche di tipo espressivo, utilizzando le varie forme artistiche a fini terapeutici, soprattutto nel campo delle psicosi o delle schizofrenie. Tra gli psicoanalisti che hanno dato valore al diario e al disegno, per esempio, c'è Marion Milner. Margaret Little in un suo saggio ha reso noto un suo trattamento con una paziente atraverso il ricorso ai disegni.
Le pubblicazioni sul ricorso alle espressioni artistiche, per curarsi, ormai non si contano più. Come del resto gli scienziati trovano che anche una pratica spirituale come lo yoga sia benefica in varie forme di malattia come il diabete, l'ipertensione, le malattie cardiovascolari, il tumore, il dolore di schiena cronico, l'ansia, la depressione (Jacona Salafia, in la Repubblica, 29 novembre 2007, pp. 12-13). Credo che il problema centrale, nelle varie forme di disagio, sia la tensione che per vari motivi psicosociali ad un tratto si attiva nella psiche, provocando un malessere vissuto come caos e inquietudine senza forma, a cui diamo il nome di angoscia. Questa angoscia può somatizzarsi, provocando disturbi nei vari apparati dell'organismo, soprattutto in quelli più vulnerabili. Il ricorso a una pratica come lo yoga o il training autogeno dovrebbe tenere sotto controllo la tensione psichica, e i rischi di un'angoscia che agisce autonomamente, una volta attivata, provocando sofferenza psichica e organica. Il diario, la pittura, la scultura, la danza, la scrittura creativa, il teatro, o altro ancora, nel nostro caso, sono forme di espressione artistica finalizzate non tanto al canale estetico, ma a quello terapeutico. L'arte, dunque, come terapia è un'attività che è sempre valida e che va valorizzata, scegliendo il tipo di arte-espressione che è più congeniale individualmente e che meglio si presta ai particolari tipi di disagio.
L'arte come terapia può essere praticata anche in forma preventiva, mantenendo in salute la psiche atraverso l'espressione artistica che incanala l'energia interiore dandogli forma, evitando così che l'energia diventi libera e caotica, provocando stati di angoscia che generano malessere e disagio. Il racconto di se stessi, la narrazione autobiografica, è anche una forma di arte-terapia che cura la psiche, che allegerisce l'interiorità del peso delle sue angosce, del suo lato oscuro, nel cercare di oggettivare nella scrittura i propri stati d'animo, le emozioni negative che fanno stare male. Inoltre, il racconto di se stessi attraverso la scrittura permette di chiarire la propria storia individuale e attribuire senso ai propri vissuti. Si tratta, in sostanza, di pratiche di autochiarificazione e attribuzione di senso che migliorano l'autostima e accrescono la sicurezza e la fiducia in se stessi, e ciò non è poco in termini di salute.
Riferimenti bibliografici
DEMETRIO D.
- 1996, Raccontarsi. L'autobiografia come cura di sé, Milano,
Cortina.
HILLMAN J.
- 1983, tr. it. Le storie che curano. Freud, Jung, Adler, Milano
Cortina, 1984.
JACONA SALAFIA S.
- 2007, "Yoga che cura", in: supplemento Salute di la Repubblica,
29 novembre, pp. 12-13.
JUNG C. G.
- 1961, tr. it. Ricordi, sogni, riflessioni, raccolti ed editi da Aniela
Jaffé, Milano, Rizzoli, 4° ed. 1984.
LITTLE M. I.
- 1990, tr. it. Miss Alice M e il suo drago. La riappropriazione di
un talento nascosto, Roma, Astrolabio, 2002.
- MURET M.
- 1983, tr. it. Arte-terapia, Como, Red, 1991.
- MILNER M.
1987, tr. it. L'alba dell'eternità. Un modo di tenere un diario,
Roma, Borla, 1990.
- 1987, tr. it. La follia rimossa delle persone sane, Roma, Borla,
1992.

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