INDICE DEI PARAGRAFI
- Istituzioni ed esperienze di lavoro
- L'adattamento istituzionale e la salute psicologica
- Il bullismo adulto di gruppo negli ambienti di lavoro
- L'amore del potere per il potere e la malattia del conformismo sociale e istituzionale
- La salute psicologica e l'importanza di favorire lo sviluppo dell'individualità
- Riferimenti bibliografici
Istituzioni ed esperienze di lavoro
Le istituzioni di vario genere sono i luoghi di lavoro che spingono a condividere le stesse esperienze. Per esempio, riunioni, aggiornamenti, interazioni di ruolo, rapporti gerarchici. Queste forme di con-divisione e di socializzazione obbligatoria hanno un carattere 'costrittivo' e non si costituiscono sulla base dei comportamenti spontanei delle persone. Lavorare nelle istituzioni, di qualunque genere esse siano, significa indossare una maschera di ruolo e recitarla in base a quelle che sono le aspettative degli altri membri dell'istituzione (capi, colleghi, subalterni).
La psicologia del lavoro (per esempio, Kets De Vries, 1999, tr. it. 2001; Quaglino, 1996) studia le psicodinamiche che si vengono a costituire nell'ambito delle organizzazioni di lavoro, dunque nelle istituzioni. Certo, ogni genere di istituzione può avere delle caratteristiche particolari e locali, ma anche generali e universali. Come affrontano i lavoratori, al di là del loro livello gerarchico istituzionale o anche tenendo conto di questi, le esperienze di lavoro? Sono contenti, oppure no? Cosa fanno le istituzioni per favorire il livello di soddisfazione nel lavoro dei loro dipendenti? Un lavoratore con un minimo di soddisfazione nell'ambiente di lavoro rende più che un lavoratore insoddisfatto, dicono certi studi, per esempio, in Giappone. Ma che dire di quegli ambienti di lavoro dove la competizione è esagerata e che provoca fenomeni di degenerazione ambientale per fare carriera, per invidia nei confronti di altri colleghi, per vendetta o amore per il potere?...
L'adattamento istituzionale e la salute psichica
Non si deve confondere la richiesta forzata di 'adattamento' nelle istituzioni con la salute psicologica. La salute psicologica comporta lo stare bene con se stessi e la gioia verso la vita, il desiderio di coltivare relazioni con gli altri nel rispetto della dignità personale, dell'autonomia, della differenza di ognuno, della libertà di scelta se interagire o non interagire con il prossimo e del rispetto altrui delle proprie decisioni. La salute psicologica consiste nel vivere lo stadio del ciclo di vita attuale utilizzando quei meccanismi di difesa evoluti che sono consoni a tale stadio di vita, senza che l'ambiente umano si trasformi in un muro di frustrazioni insormontabili che costringe al ricorso di difese patologiche.
La persona è un essere-in-relazione-con-l'ambiente (fisico, urbano, sociale, istituzionale, umanamente interattivo), e se l'ambiente si patologizza e ci si deve 'adattare' forzatamente? La persona che è 'obbligata' a starci risente delle ripercussioni delle malattie del luogo di lavoro, e questo ovviamente influisce sulla sua salute psicologica. La decisione migliore, moralmente preferibile, sarebbe cambiare ambiente. Se però una persona in quanto lavoratore è vincolata a un'istituzione, questa istituzione ha l'obbligo di costruire un ambiente di lavoro che favorisca la salute psicologica di tutti i lavoratori, non solo reprimendo e sanzionando i fenomeni barbari che attentano alla salute psicologica e alla salute in generale del lavoratore, ma istituendo dei programmi di prevenzione mentale a tappeto, che obbligano tutti i lavoratori dell'istituzione a formarsi una cultura anti-violenza e della mediazione dei conflitti, che favorisca la risoluzione trasparente delle difficoltà di lavoro tra i membri dell'istituzione e nel più breve tempo possibile. Invece accade, in diverse istituzioni ammalate, che i conflitti rimangono opachi e latenti, e continuano a sussistere e ad alimentare rancori e ostilità, fino a trasformarsi in patologiche dinamiche perverse tra il gruppo e il suo capro espiatorio.
Il bullismo adulto di gruppo negli ambienti di lavoro
Il bullismo adulto di gruppo negli ambienti di lavoro è un fenomeno tutt'altro che raro, ma che non dovrebbe essere tollerato per la salute stessa di un'organizzazione di lavoro istituzionale. Una forma di tale bullismo è quello politico e sindacale, dove coloro che si fanno eleggere rappresentanti di un partito e/o di un sindacato poi nell'ambiente di lavoro si sentono 'forti' (sic!), di 'essere qualcuno' (si tratta di individui, in questo caso specifico, che, molto probabilmente, dentro di sé non si sentono nessuno!), e su questa base poi pretendono di avere potere sull'altro, di essere arroganti e spacconi. Quando, per esempio, ci sono riunioni dei membri dell'istituzione a vario titolo e sono presenti questi rappresentanti politici e/o sindacali, tali riunioni sono come 'pilotate' e la manipolazione di queste riunioni hanno esiti scontati!
Di solito questi particolari rappresentanti politici e/o sindacali sono individui mediocri, non importa se hanno la quinta elementare il diploma di scuola media superiore o la laurea, ciò passa in secondo piano. Quello che invece è importante è l'appartenenza a un organismo di potere che conferisca a tali individui un'identità di gruppo e che permetta loro di realizzare degli abusi di potere nei confronti di altri lavoratori e farla franca. Si tratta di lavoratori meschini, limitati, furbi, manipolatori, che non hanno rispetto di coloro che tendono a sviluppare qualità umane e che danno valore al merito attraverso la loro fatica di studio e di applicazione, di impegno professionale. Ai primi interessa il potere attraverso scorciatoie, e quando sono riusciti ad ottenerlo usando il machiavellismo che abita la loro mente, poi si sentono 'forti', delle 'autorità', non perché hanno dei meriti, ovviamente, ma perché il capo e il gruppo che conta nell'istituzione gli hanno conferito potere. I secondi, coloro che invece non usano scorciatoie e che tendono a sviluppare la loro personalità e la loro competenza professionale, non amano di solito i metodi degli individui machiavellici, e cercano di tenersene a distanza perché sono fatti di un'altra pasta e non hanno gli obiettivi istituzionali dei primi, ma preferiscono svolgere bene il loro lavoro e trarre soddisfazione da questa attività, piuttosto che dagli intrighi politici e sindacali.
L'amore del potere per il potere e la malattia del conformismo sociale e istituzionale
Sono proprio questi lavoratori che amano il potere per il potere che non di rado fanno ammalare l'ambiente di lavoro.I fenomeni di asservimento morale, i ricatti, il falso rispetto, la compiacenza di facciata negli ambienti di lavoro istituzionali, non fanno che ammalare anch'essi l'ambiente di lavoro. Un ambiente di lavoro ammalato nella brama di potere, a tutti i livelli gerarchici, genera quel conformismo sociale e istituzionale costituito dal 'pensarla' tutti allo stesso modo. Cosa succede se non la si pensa tutti allo stesso modo in un ambiente istituzionale coercitivo? Succede che viene messa in atto la 'legge di castrazione di gruppo', per cui chi la pensa in maniera diversa dagli altri viene punito dal gruppo conformista che non tollera la libertà di opinioni, che non tollera che un lavoratore sia semplicemente una 'persona' e che si discosta dal modo di pensare 'da gregge'. Così, la persona che pensa con la propria testa, in un ambiente conformista, si espone, purtroppo, alla cattiveria del gruppo e alla sua ritorsione. Cattiveria e ritorsione non sono però dei fenomeni salutari, ma fanno ammalare l'istituzione.
Gli ambienti di lavoro di un Paese come l'Italia dovrebbero favorire la differenza individuale, la libertà e la dignità di espressione sancite, tra l'altro, democraticamente, anche dai diritti umani iscritti nella Carta Costituzionale della Repubblica Italiana. Invece, e amaramente, si deve constatare che negli ambienti di lavoro di non poche istituzioni si pratica il bullismo adulto di gruppo e la cosiddetta 'legge del più forte' su base politica e sindacale, ammalando l'ambiente di lavoro. L'unico modo per salvarsi dalla persecutorietà politica e sindacale, almeno di certi partiti e di certi sindacati, presente nei gruppi di lavoro delle istituzioni è, secondo la loro logica, quella di conformarsi a sua volta, diventando una 'pecora del gregge' come loro. Se questa cooptazione patologica e anti-etica del gruppo malato di conformismo non avviene, da parte del singolo lavoratore, il rischio è che questi possa venire emarginato, con danno alla sua salute psicologica e alla sua professionalità.
La salute psicologica e l'importanza di favorire lo sviluppo dell'individualità
La salute psicologica non è nella 'forza' del conformismo di gruppo, ma nel rispetto delle fragilità di ognuno, come tra l'altro insegna l'autorevole psichiatra Vittorino Andreoli (Andreoli, 2008) di Verona. Per questo, il conformismo che azzerra l'individualità degli esseri umani - quell'individualità ricca di risorse e qualità personali che permette alla società di migliorarsi, dando spazio e sostegno allo sviluppo della personalità di ognuno, come è profonda convinzione anche di Carl Gustav Jung (Jung, 1928, tr. it. 1993, p. 303) - è una malattia sociale. La società in declino, che caratterizza l'Italia di questo primo decennio del XXI secolo, ha favorito la barbarie, e tra questa barbarie c'è il fenomeno del conformismo istituzionale e del conformismo sociale in generale, come i comportamenti autodistruttivi dei giovani. Sembra che bisogna toccare il fondo, prima di risalire in alto e godere dei raggi di luce. Occorre aspettare un ricambio di civiltà, e non solo una rottura generazionale come quella del '68. Oppure la crisi in corso è più grave di quanto si possa pensare, e occorre un cambiamento talmente radicale che ci vorranno molte generazioni prima di cambiare rotta. O, ancora, siamo in una strada senza ritorno che alla lunga la darà vinta alla "pulsione di morte"?... Tutto è possibile, niente è possibile. Si tratta di costruire realtà più vivibili per tutti, ma è proprio questa costruzione del futuro a partire dal presente che oggi è difficile intravvedere.
Riferimenti bibliografici
ANDREOLI V.
- 2008, L'uomo di vetro. La forza della fragilità,
Milano, Rizzoli.
JUNG C. G.
- 1928, tr. it. "L'Io e l'inconscio", in Opere. Due testi
di psicologia analitica, vol. 7, Torino, Bollati Boringhieri,
1993, pp. 263-305.
KETS DE VRIES M. F. R.
- 1999, tr. it. L'organizzazione irrazionale. La
dimensione nascosta dei comportamenti
organizzativi, Milano, Cortina, 2001.
QUAGLINO G. P.
- 1996, Psicodinamica della vita organizzativa.
Competizione, difese, ambivalenza nelle relazioni
di lavoro, Milano, Cortina.
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