giovedì 13 marzo 2008

La prevenzione mentale e il problema morale

INDICE DEI PARAGRAFI
  • La prevenzione mentale non si fa negando l'esistenza del male
  • La malafede, la guerra, il pervertimento del concetto di prevenzione
  • Homo demens
  • L'ambivalenza e il dilemma morale
  • Io morale e codice etico
  • Il danno
  • Domande
  • Educare alla libertà
  • Cos'è la prevenzione mentale?
  • Breve epilogo
  • Riferimenti bibliografici
La prevenzione mentale non si fa negando l'esistenza del male
La prevenzione mentale non si fa negando l'esistenza del male e scadendo in un ottimismo facilone e fine a se stesso, o cucendo sulle labbra un eterno sorriso di plastica di scaltra furberia che lascia i problemi della vita quali sono, nemmeno adottando il cosiddetto "pensiero positivo", ma tenendo conto di tutti quei fattori che provocano il male. La memoria del male è una qualità importante per anticipare il male stesso e possibilmente evitarlo, nella consapevolezza anche di altre qualità alternative che possono permetterci di vivere in funzione dell' anticipazione immaginativa delle possibili conseguenze delle nostre azioni, scartando quelle che ci sono contro, che lavorano in funzione della "pulsione di morte". Non sempre però possiamo essere nelle condizioni di anticipare o prevedere gli effetti che conseguono alle azioni che possiamo mettere in atto, anche perché le nostre azioni generano effetti che non possono essere sotto il controllo della nostra volontà. Forse l'unica cosa che possiamo fare è selezionare a monte le azioni che desideriamo realizzare, scartando le altre. Tuttavia, il 'desiderio' non può essere un buon criterio per decidere la scelta delle nostre azioni, perché possono esserci 'desideri' in funzione del male, sia verso se stessi che degli altri.
Bisogna tenere presente, allora, come ci insegna Melanie Klein, che fin da bambini siamo aggressivi e che la nostra aggressività può esprimersi nelle forme dell'odio e della cattiveria. La psicologia ci dice che possiamo auto-educare la nostra aggressività ad esprimerla in forma positiva, in senso assertivo, nello sport come nelle relazioni con gli altri, oppure sublimandola in espressioni come lo studio, l'arte, la scienza, la filosofia, la politica. La prevenzione mentale può aiutarci a comprendere come utilizzare questa qualità preziosa che abbiamo, che è l'aggressività, nelle forme favorevoli per noi e per gli altri, evitando invece le forme distruttive. Quando così parliamo in termini morali di male, non possiamo tacere che nello sfondo di questo fenomeno c'è anche l'aggressività e le sue espressioni negative come, nell'analisi di Joan Riviere, gli affetti distruttivi (invidia, vendetta, gelosia, disprezzo, svalutazione, rifiuto, rivalità, amore per il potere, avidità, malvagità, odio paranoide).
La malafede, la guerra, il pervertimento del concetto di prevenzione
Il bene sembra che nell'epoca moderna non susciti entusiasmo, e forse anche in epoca pre-moderna. Gli esseri umani sono più portati per il lato oscuro della vita e dei suo agiti. Di conseguenza, la storia ci insegna che l'uomo è spesso avido di potere, cattivo, furbo stratega di azioni criminali. Se consideriamo certi uomini di potere che hanno in mano le sorti delle loro nazioni, ognuno di loro supportati da uno staff di governo, ci accorgiamo, purtroppo a posteriori, che hanno messo a punto una ideologia mascherante per ottenere il consenso del popolo, mentre le loro azioni politiche sono criminali, avendo come obiettivo l'arricchimento personale attraverso la guerra, il business degli armamenti, mandando al massacro tanto giovani militari in nome dei finti 'ideali della patria'. Questi uomini di potere si arricchiscono al prezzo della carneficina dei propri militari e dei militari 'nemici', della popolazione civile indifesa, autorizzano torture disumane, stupri, perversioni estreme. Questi uomini di Stato dicono al loro popolo che vogliono la guerra per difendersi da minaccie alla loro nazione e per esportare e far trapiantare nello Stato 'nemico' i loro 'valori'. Così viene inventata la diceria internazionale che lo "Stato canaglia" ha un arsenale atomico e che può rappresentare un vero pericolo per la propria nazione che per tutti gli altri Stati del mondo, e che occorre un'azione di guerra preventiva per dissuadere lo "Stato canaglia" dall'usare il proprio potenziale atomico.
Ciò però non basta, e nasconde la premessa di una volontà di potenza che poi viene agita, perché in realtà quello "Stato canaglia" non ha nessuna arma atomica, e che è stata inventata una balla ideologica affinché si potesse iniziare quella guerra nella forma di "guerra preventiva". E perché? Perché così è possibile 'fare i soldi' a livelli inimmaginabili, vertiginosi, guadagnandoci tutti coloro che sono implicati in questo colossale affare, tranne i poveri morti in guerra, ossia le vittime dell'affare macroscopico, sia militari che civili. In questa accezione il termine "prevenzione" è stato abusato e alterato nel suo significato autentico. Il significato di "prevenzione" è stato pervertito.
Homo demens
E' veramente paradossale che dopo il nazismo e l'olocausto di milioni di vite umane, dello stalinismo e dei gulag con altrettanta apocalisse di morti, siano continuate le guerre fino nel primo decennio del XXI secolo in cui ci troviamo e con una tale efferatezza che fa pensare che la specie dell'homo sapiens ormai abbia abdicato la qualifica di sapiens e che si sia trasformata prevalentemente in homo demens che vuole la sua rovina. In questo senso, l'homo demens è colui che vuole intenzionalmente il male. Si illude di essere furbo, ma questa furbizia gli si ritorce contro, coinvolgendo nella sua catastrofe tutti gli altri esseri umani, e anche le sorti del pianeta che lo ospita.
Il male, come si sa, in se stesso è male, e può assumere diverse forme. Per il singolo può essere 'male' la malattia che lo attanaglia, o il denaro insufficiente per vivere; per la società può essere 'male' un atto delinquenziale, un assassinio; per una nazione può essere 'male' il comportamento del capo di Stato di un'altra nazione che è ostile alla prima. Gli esempi si potrebbero moltiplicare senza limiti. Tuttavia, è anche sostenibile che dal male a volte può anche scaturire il bene, e viceversa ciò che appare bene può essere causa del male. Edgar Morin, per esempio, utilizza l'espressione "ecologia dell'azione" per indicare questi fenomeni nel sesto volume del suo metodo dedicato all'etica.
L'ambivalenza e il dilemma morale
L'ambivalenza è sempre presente quando dobbiamo scegliere tra diverse alternative. Occorre una decisione consapevole quando facciamo le nostre scelte, sapendo che qualcosa verrà sacrificata in nome di qualcos'altro, ossia dell'opzione a cui abbiamo dato 'valore' e che abbiamo eletto come 'bene'. Certo, è difficile scegliere tra due possibilità che si presentano entrambi come desiderabili. La realtà delle cose però ci impone una scelta che fino a quel momento abbiamo eluso perché ci faceva comodo non-scegliere. Poi accade qualcosa, nel corso del tempo, mentre stiamo sperimentando quella particolare esperienza e che non ci dà scampo, imponendoci un aut aut. Ogni scelta che potremmo fare, a quel punto, sappiamo che ci arrecherà dolore e una perdita inevitabile. La scelta ci imporrà un dolore per il sacrificio che dovremo compiere nei confronti del 'bene' che saremo costretti a perdere.
E' il caso classico, per esempio, dell'uomo che ha moglie e figli e che poi, ad un certo punto della sua vita, conosce una donna più giovane e bella della propria moglie e di cui si innamora. Per un certo tempo quest'uomo riesce a portare avanti le due situazioni, naturalmente mantenendo il segreto della sua nuova relazione amorosa. Accade però, a un certo punto della nuova storia d'amore, che la bella e giovane amante desidera che l'uomo prenda una decisione rispetto alla loro relazione. L'uomo così dovrebbe decidere se lasciare la sua famiglia, a cui è attaccato da affetti solidi, per iniziare una nuova vita con l'amante che lo vorrebbe tutto per sé. Che fare? A questo punto l'uomo si trova a vivere un "dilemma morale" (Alberoni) che lo costringerà, immancabilmente, a scegliere uno dei suoi due 'beni' e a rinunciare all'altro, se non vuole che siano gli altri a scegliere per lui. Ciò accade in una società che ha adottato, per tradizione culturale, un'etica rispetto alla relazione donna-uomo che è quella della monogamia.
In una cultura che invece accetta apertamente la poligamia, senza ipocrisie monogamiche come accade nelle società occidentali, credo che quest'uomo non si troverebbe a dover scegliere tra una donna e un'altra e i figli, ma potrebbe optare per tenere tutte queste relazioni insieme. Del resto, in certi casi, anche in Occidente ci sono situazioni di relazione donna-uomo al di fuori degli schemi convenzionali. Oggi, poi, che stiamo vivendo delle rivoluzioni nei costumi sessuali, dove si vuole leggittimare le unioni gay o le coppie eterosessuali di fatto, sta cambiando anche l'etica degli accoppiamenti e del riconoscimento delle scelte sessuali.
Io morale e codice etico
Il sociologo Zygmunt Bauman (Bauman, 1993, tr. it 1996), di fatto anche filosofo, distingue tra "io morale" e "codice etico". Il primo scaturisce dal proprio impulso morale a fare il bene, ed è radicato nell'autenticità pulsionale della motivazione dell'azione, a differenza del secondo che invece è artificioso e astratto. Bauman osserva, giustamente, che in realtà se si lasciasse gli individui agire in modo 'naturale', probabilmente attiverebbero l'impulso morale dell'io verso il bene. Invece nelle società in cui viviamo, si considera questa possibilità come insostenibile e irrilevante, palesando una aperta sfiducia nei confronti della buona fede dell'essere umano. E' proprio per questo motivo che si fabbricano codici etici che poi saranno regolarmente disattesi e che, in maniera mascherata, nasconde l'indifferenza di tutti nei confronti di tali codici. Il rispetto delle norme viene così ad imporsi non tanto per l'imperativo etico della norma stessa, ma perché la sua trasgressione comporta una sanzione, più o meno grave.
D'altra parte, la moralità non consiste nella possibilità di comportarsi bene o di essere la bontà incarnata, ma nella consapevolezza e nella capacità di distinguere il bene dal male. La moralità ha però a monte, osserva Bauman, la capacità di dire no, e ancora più alla radice la capacità di scegliere. Inoltre, l'atto morale implica la possibilità di modificare e migliore lo status quo di una situazione. Su questa base, la cultura implica la priorità di scegliere in un modo e non in un altro, per cui il problema principale dell'essere umano è la sua moralità. Al contrario la "neutralità etica" è una forma di "ipocrisia o autoinganno". (Bauman, Tester, 2001, tr. it. 2002, pp. 46-47).
Se il rispetto della norma in un codice etico è basato sul deterrente della sanzione, ciò la dice lunga sia sul legislatore della norma che rivela di considerare l'essere umano dotato di scarsa capacità morale, per cui se non ci fosse la minaccia della sanzione non farebbe che trasgredirla; sia, in generale, sulla percezione che abbiamo di noi stessi in quanto homo sapiens che apparteniamo a un determinato contesto epocale e geografico. Il messaggio che così la nostra società ci rimanda è che siamo scarsamente attendibili, e che da adulti siamo ancora come 'bambini' che hanno bisogno di essere guidati dall'esterno, in quanto individui "eterodiretti" (Riesman) incapaci di un senso morale che ci renda autonomi e capaci di scelte adeguate, sia a livello personale che sociale. D'altra parte, se la società in cui viviamo si è rivelata una società in declino, in cui il crimine e gli abusi di potere sono la regola, nelle istituzioni e nei centri di potere, nel modo stesso di 'ragionare' degli individui, allora non rimane che prendere atto di questa 'indifferenza morale', senza per questo doversi per forza adeguare 'a come fan tutti'.
Il danno
Il danno in termini di "ecologia della mente" (Bateson) è enorme, e giustifica l'emergere della questione di un supplemento di prevenzione mentale, non solo rispetto a forme specifiche di prevenzione, ma in termini generali. Abbiamo bisogno, così, di prendere coscienza dei rischi della mente a farci coinvolgere dalle correnti sociali del 'declino', dal prendere come modello, per i giovani, certi individui diventati famosi attraverso le loro azioni delinquenziali basate sul ricatto e l'inganno, trovando in questa via un modo facile per 'fare molti soldi'. Certo, alla fine il ricatto e l'inganno si pagano, ma intanto specialmente gli adolescenti si trovano esposti a questi modelli di comportamento della vita facile e del declino, proprio loro che sono affamati di nuove identificazioni e che desiderano imitare dei modelli di riferimento su cui plasmare la loro personalità. Se così fumare lo spinello in gruppo 'è fico', tutti loro lo fanno, inconsapevoli che l'assunzione di marjuana o hashish, come di altre droghe, alla lunga provoca dei danni al cervello, come i vuoti di memoria.
Domande
La prevenzione mentale allora in che cosa deve consistere?, dove si deve praticare?, è più efficace l'auto-educazione? Probabilmente l'auto-educazione se la possono permettere coloro che hanno un pò di responsabilità personale o che sono molto motivati all'auto-formazione. O è necessaria l'educazione preventiva di educatori sanitari in particolari contesti sociali e istituzionali? Probabilmente questo trend è già praticato da parte dei servizi del Ssn, ma non quanto occorrerebbe. Inoltre, potremmo pensare che il problema della prevenzione mentale è talmente grande che va al di là dei programmi particolari che si possono istituire in tal senso, e che occorre una prevenzione primaria che coinvolge tutta la società. Chi dovrebbe prendersene carico di questa prevenzione mentale così pervasiva? Probabilmente lo Stato, ma evitando la svolta autoritaria, come in 1984 di George Orwell o in Fahrenheit 451 di Ray Bradbury. Non si tratta di 'imporre' comportamenti e valori, ma di praticare l'arte educativa della persuasione basata su ciò che è meglio per i cittadini, in un contesto politico-sociale democratico e nel rispetto della libertà di ognuno.
Educare alla libertà
Il problema, a mio avviso, è semmai quello di 'educare alla libertà' e di capire che la libertà non è 'fare ciò che voglio anche auto-distruggermi'. La libertà ha delle implicazioni morali di cui si deve essere consapevoli. In questo senso, diventa importante l'insegnamento della filosofia morale a scuola, ma non soltanto in alcuni tipi di scuole, ma in tutti i tipi di scuola media superiore. La prevenzione mentale riguarda anche il confronto con gli esempi biografici di uomini esemplari, tra cui i filosofi e naturalmente non solo loro. Oppure si dovrebbe istituire una disciplina in tutte le scuole medie superiori che potremmo chiamare 'biografie esemplari'. I giovani dovrebbero, in tal senso, riflettere e confrontarsi con le scelte esistenziali di questi personaggi speciali, soprattutto di come si sono comportati nei momenti cruciali della loro vita.
Invece accade che non pochi adolescenti di oggi prendano come punto di riferimento della loro esistenza certi loschi, cinici e disinvolti individui, resi 'attuali' dai media, certo più grandi di loro ma sempre giovani, che cercano di farsi avanti nella vita seguendo una via abbreviata che porti al successo e al denaro - 'valori' idolatrati del conformismo - in nome dell'edonismo (sesso, droga e forse anche rock and roll), mettendo in pratica strategie delinquenziali negli ambienti dei vip. D'altra parte, anche le famiglie dovrebbero farsi carico della prevenzione mentale.
Cos'è la prevenzione mentale?
Possiamo tuttavia porci la domanda: ma questa 'prevenzione mentale' che cos'è? In termini sintetici, possiamo affermare che la prevenzione mentale è il nostro habitus mentale, riguarda il modo di far funzionare la mente nella direzione migliore per la salute personale, di coppia, con i figli, con gli amici, con i colleghi di lavoro, e che non riguarda soltanto l'apprendimento di alcuni concetti che riguardano un particolare sapere della medicina, in funzione divulgativa. La prevenzione mentale è qualcosa di più, non è un sapere particolare, ma un sapere generale su noi stessi e su come relazionarci con gli altri affinché prevalga la salute psicologica. Nella società in cui viviamo purtroppo la 'salute psicologica' è scarsa, altrimenti non ci sarebbe il 'declino' che tutti constatiamo con mano, anche perché ci riguarda in prima persona, oltre che prenderne conoscenza leggendo i giornali. La prevenzione mentale, in sostanza, comporta la possibilità di favorire una "testa ben fatta", come direbbe Edgar Morin (Morin, 1999, tr. it. 2000), e di vederne gli effetti nel proprio modo di far funzionare la mente e nel modo di relazionarsi con gli altri nella direzione del vita mea vita tua.
Breve epilogo
Bene. Quelle che ho formulato sopra sono soltanto alcune delle domande fondamentali che possiamo porci rispetto alla questione della prevenzione mentale. Sono solo domande in cerca di risposte, e non sarò certamente io, in questa sede adatta solo per stimolare pensieri, a definire le risposte che non possono essere certamente semplici, ma complesse.
Riferimenti bibliografici
ALBERONI F.
- Appunti di sociologia (corso monografico).
Individuo e società, Catania, Facoltà di Scienze
Politiche, (senza data).
BATESON G.
- 1972, tr. it. Verso un'ecologia della mente,
Milano, Adelphi, 1976.
BAUMAN Z.
- 1993, tr. it. Le sfide dell'etica, Milano, Feltrinelli,
1996.
BAUMAN Z., TESTER K.
- 2001, tr. it. Società, etica, politica. Conversazioni
con Zygmunt Bauman, Milano, Cortina, 2002.
BRADBURY R.
- 1953, tr. it. Fahrenheit 451, Milano, Arnaldo
Mondadori, 1989.
KLEIN M., RIVIERE J.
- 1937, tr. it. Amore odio e riparazione, Roma,
Astrolabio, 1969.
MORIN E.
- 1999, tr. it. La testa ben fatta. Riforma dell'
insegnamento e riforma del pensiero, Milano,
Cortina, 2000.
- 2004, tr. it. Il metodo 6. Etica, Milano, Cortina,
2005.
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- 1948, tr. it. 1984, Milano, Arnaldo Mondadori,
1973.
RIESMAN D.
- 1950, tr. it. La folla solitaria, Bologna, Il Mulino,
quarta ed., 1973.

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