sabato 31 maggio 2008

Melanie Klein: l'istinto epistemofilico, la psicologia della riparazione e l'ambiente




INDICE DEI PARAGRAFI
  • L'istinto epistemofilico e l'ambiente esterno
  • Posizione schizoparanoide, posizione depressiva e riparazione
  • Istinto sadico, fallimento della psicologia della relazione e globalizzazione
  • Istinto epistemofilico, conoscenza, emergenza ecologica
  • Tramonto del kleinismo?
  • Il mentale è una fabbrica di teorie che ha per base la psicodinamica degli affetti
  • Riferimenti bibliografici
L'istinto epistemofilico e l'ambiente esterno
E' noto che esistono legami molto stretti tra istinto epistemofilico e istinto sadico. "Il desiderio di conoscenza", scrive Freud, "dà spesso l'impressione di prendere il posto del sadismo nel meccanismo della nevrosi ossessiva". Da quanto mi è stato possibile osservare questo legame si forma ad uno stadio assai precoce dello sviluppo dell'Io, durante la fase di massimo sadismo. In questo periodo gli istinti epistemofilici del bambino sono stimolati dall'incipiente conflitto edipico e sono innanzitutto al servizio delle sue tendenze sadico-orali. Sembra che gli istinti epistemofilici abbiano come primo obiettivo l'interno del corpo della madre che viene considerato dal bambino anzitutto come oggetto di gratificazione orale [...] . Il bambino vuole aprirsi una strada entro il corpo materno per impossessarsi di ciò che contiene e distruggerlo, ma nello stesso tempo vuol sapere che cosa avviene dentro di esso e che aspetto abbiano le cose in esso contenute. In questo modo il suo desiderio di sapere che cosa vi sia nel corpo materno viene in varie maniere assimilato al suo desiderio di aprirsi in esso una strada: un desiderio, quindi, rafforza e sostituisce l'altro. Gli inizi dell'istinto epistemofilico si collegano così alle tendenze sadiche nel momento della loro massima intensità; è quindi facile comprendere perché esista tra di esse un legame così stretto e perché l'istinto epistemofilico debba suscitare nell'individuo dei sentimenti di colpa.
(Klein, 1932, tr. it. 1970, pp. 241-242).
Tenendo conto dell'esempio umano, esistenziale, psicologico rappresentato dalla persona di Melanie Klein, possiamo affermare che dal lavoro personale sulla propria sofferenza e dall'incoraggiamento ricevuto da persone autorevoli si possono mettere a punto degli strumenti concettuali psicodinamici che sono utili per comprendere se stessi, la psicologia di altre persone, il senso degli accadimenti del mondo e della sua sociologia. Da questo punto di vista, la psicologia, nell'ambito della quale rientra anche la psicoanalisi e ogni altra scuola psicologica e psicoterapeutica, non può che nutrirsi degli accadimenti umani e collettivi della realtà esterna.
Con Sigmund Freud la psicoanalisi è nata come 'isola', come psicologia intrapsichica, mentre nel corso dello sviluppo di questa disciplina lo stesso Freud prendeva consapevolezza che la psicoanalisi non poteva avere che anche una dimensione sociale. Probabilmente il passaggio dalla prima topica, o geografia della mente, (Inconscio, Preconscio, Conscio) alla seconda topica (Es, Io, Super-io, realtà esterna) comporta una riflessione sull'importanza del mondo esterno per la psiche, anche se Freud ha solo accennato al cosiddetto "principio di realtà" e il concetto di Super-io consiste nella interiorizzazione, o nella più stabile "introiezione", degli altri significativi nella forma fantasmatica di oggetti interni.
Melanie Klein accentua l'importanza della psicologia della seconda topica (Es, Io, Super-io, realtà esterna). Intuisce che il Super-io è già presente nel bambino piccolo e lo trasforma nella psicologia arcaica delle dinamiche oggettuali interne. Donald W. Winnicott, pur riconoscendo il genio della Klein e l'autorevolezza che aveva in seno alla Società di psicoanalisi britannica, vide il limite del suo contributo psicoanalitico, pur notevole e profondo come nessuno aveva mai prima di allora realizzato rispetto alla conoscenza psichica del bambino, nella scarsa importanza che ella attribuiva all' ambiente esterno, anche se non mancano riferimenti generici all'ambiente esterno negli scritti della Klein. Così scrive Winnicott, in tal senso:
La Klein affermò di aver posto grande attenzione al fattore ambientale, ma ho l'impressione che essa fosse incapace, per temperamento, di far ciò.
(Winnicott, 1962, in: 1965, tr. it. seconda ed., 1974, p. 228)
Tuttavia, è anche alla luce dei limiti, che ogni forma di conoscenza non può che avere, che possiamo mettere in risalto i pregi di una psicologia o di qualsiasi altro contributo creativo alla cultura, in generale. Melanie Klein mise a punto il concetto di istinto epistemofilico. Secondo la Klein, esiste una pulsione che ci spinge ad amare la conoscenza. E' bene ricordare che secondo Wilfred Bion, tra l'altro allievo della Klein, la conoscenza è possibile solo come un derivato di una mente capace di amare. Freud, a proposito dello sviluppo sessuale del bambino, aveva parlato di una sessualità "perversa polimorfa", il che significa che l' "istinto sadico" potrebbe agire autonomamente sganciato dalla libido.
Posizione schizoparanoide, posizione depressiva e riparazione
Tuttavia, la Klein pervenne a delle geniali conclusioni quando affermò che nei primi mesi di vita il bimbo vive una psicologia che si può riassumere nell'espressione posizione schizoparanoide. In questo tipo di psicologia il piccolo immagina che ci siano due madri diverse, una che gratifica (la madre buona) e una che frustra (la madre cattiva). Le frustrazioni derivano dall'aver provato momenti di dispiacere rispetto alla madre (lei si assenta mentre il bambino la vuole a sé per soddisfare qualche suo bisogno, così piange ma lei ritarda ad andare da lui; la madre tiene in braccio il bambino, ma rimane fredda o non lo accudisce con amore, o non gli dà il latte quando è il momento, eccetera). Queste frustrazioni diventano 'pericolose' solo quando sono eccessive e protratte nel tempo. Se si tratta di frustrazioni che il bambino riesce a tollerare, allora non sono distruttive per la sua mente in formazione, ma necessarie.
Succede che quando il bimbo mette i dentini, inizia a vendicarsi della "madre cattiva" che lo ha fatto soffrire al momento del bisogno, mordendogli il capezzolo mentre lei lo allatta al seno. Successivamente, sviluppando la capacità diacritica della vista (Spitz), diventando cioè capace di distinguere le persone con la visione degli occhi, il bambino piccolo preferisce rimanere con la mamma, e non gli piace essere preso in braccio dagli 'estranei'. Si accorge che di madre ce n'è una sola, e non due. A questo punto, il bambino inizia a fare i conti con una nuova psicologia che la Klein riassume nell'espressione posizione depressiva. Si tratta di un momento importante per il piccolo. Egli si rende conto che i precedenti morsi al capezzolo materno erano in parte ingiusti, così inizia a sentire un sentimento di colpa sano verso la madre. E' da lì che nasce quel desiderio riparativo verso l' "oggetto d'amore materno", un desiderio che egli comunica in maniera reale, per esempio, con il sorriso e la gioia che mostra guardando il viso della madre. Si tratta di una riparazione che egli compie non solo nel suo mondo interno, ma anche nel mondo esterno. In questo senso, si tratta di una riparazione reale della persona amata.
Se il bambino non riesce a realizzare un'autentica riparazione, nel mondo interiore e nel mondo esterno, allora può avere difficoltà ad elaborare la "posizione depressiva", per cui le sue riparazioni dell'oggetto d'amore rimangono circoscritte solo a livello fantasmatico, e risultando false, senza potersi esprimere davanti alla persona cara (la madre) con cui il bimbo avrebbe avuto la possibilità di alleviare il suo sentimento di colpa sano. Da qui, delle complicazioni psicologiche che possono provocare dei disagi nella mente del bambino, e che hanno rilevanza clinica.
Naturalmente, le difficoltà del bambino ad elaborare la "posizione depressiva" sono in rapporto anche ai comportamenti della madre verso di lui. La coppia madre-infante è inscindibile, e la psicologia della prima influisce sulla psicologia in statu nascendi del secondo. In questo senso, è importante che la madre abbia cura della sua mente affinché possa vivere dei buoni sentimenti e delle buone emozioni. A livello arcaico, la salute mentale del bambino si gioca sulla qualità degli affetti che la madre gli comunica specialmente durante la prima infanzia.
Sia in Freud che nella Klein, l'istinto sadico è un istinto parziale che va o messo al servizio della libido (Freud), oppure elaborato in rapporto al sentimento di colpa (Klein). L'elaborazione del sentimento di colpa è orientato verso la riparazione dell' "oggetto d'amore". Ciò avviene non solo a livello fantasmatico, ma anche con un gesto reale nei confronti della persona cara del mondo esterno.
Istinto sadico, fallimento della psicologia della relazione e globalizzazione
Con la Klein, l'istinto viene considerato anche in rapporto con la psicodinamica degli affetti, ed è all'origine della psicodinamica delle relazioni oggettuali interne. Fairbairn (Fairbairn, 1952, tr. it. seconda ed., 1977) tuttavia sostenne che la libido e l'aggressività vanno considerate non in termini di istinto o pulsione, per una soddisfazione idraulica provocata da una spinta interna del soma. Ciò che c'è in gioco, secondo Fairbairn, è il desiderio di poter entrare in rapporto con l'altro. L'individuo non sarebbe così tanto motivato nel darsi da fare per scaricare la pulsione, come credeva Freud, ma dalla possibilità di entrare in relazione con determinate persone a cui si attribuisce valore. In questo senso, la scarica pulsionale è subordinata alla realizzazione della relazione.
Se questo punto di vista psicologico di Fairbairn è corretto, allora nel mondo degli esseri umani di buona parte del XX secolo e agli albori del XXI secolo, in cui ci troviamo a vivere, dobbiamo constatare un considerevole fallimento della psicologia della relazione, per esempio nelle seguenti aree di esperienza: diplomazia delle relazioni internazionali, di fronte alle guerre nel mondo; sul fronte del lavoro nei Paesi occidentali, l'emergere delle molestie morali che occultano i conflitti favoriscono i complotti a danno di terzi, mancando una cultura costruttiva di mediazione conflittuale da parte dei datori di lavoro, provocando danni al lavoratore vittima designata; un fallimento relazionale nell'ambito del rapporto donna-uomo, come testimonia il crescente numero di separazioni legali e di divorzi dal 1970 (anno in cui venne varata la legge sul divorzio in Italia) fino a oggi, con ripercussioni fallimentari nelle relazioni tra genitori separati/divorziati e figli; fallimento nel concepire l'ambiente di lavoro come un ambiente di relazioni che si costruiscono nel tempo (Sennett, 1998, tr. it. 1998), a causa dell'introduzione capitalistica del lavoro flessibile basato sui contratti a tempo determinato (lavoro precario).
Soprattutto nel mondo globale è aumentato il disagio degli individui crescendo insicurezza, incertezza, precarietà del vivere. Invece di essere testimoni di un grado più elevato di civilizzazione e democrazia, assistiamo alla distruzione del migliore regime politico concepito dagli umani negli stessi Paesi democratici, a causa del farsi avanti di un "supercapitalismo" globale. Le politiche dei Paesi democratici sono diventate tendenzialmente sbagliate, i politici dei vari governi si sono trasformati in burattini nelle mani dei burattinai dell'economia mondiale. Il capitalismo globale è un capitalismo transnazionale che odia le regole, selvaggio, aggressivo e criminale (N. Klein, 2007, tr. it. 2007). Il capitalismo globale è anti-etico per eccellenza. La sua unica regola è la massimizzazione dei profitti. L'istinto sadico nel capitalismo globale è massimizzato al fine di realizzare altissimi guadagni illeciti. Ciò che conta è diventare ricchi: il denaro, nel mondo globalizzato, è il valore primo, tutte le altre belle cose dipendono da quanto sei ricco e potente. Si tratta di una mentalità sbagliata che fa regredire gli individui all'età della pietra.
Ritorniamo, per un attimo, alla relazione. Essa va considerata in senso largo, cioè come 'modo di entrare in rapporto con...' le persone, ma anche con la natura o rispetto a come ci comportiamo 'in relazione a...' le situazioni che viviamo. La relazione va considerata anche rispetto alle particolari culture: ci sono modi diversi di 'entrare in relazione con...' in culture differenti e, dunque, con gli individui che appartengono a tali culture. Spesso gli errori nell'entrare in relazione con gli altri sono da individuare nella mancanza di riguardo rispetto alla loro provenienza culturale e al loro modo differente di pensare per cultura. Trattare gli altri in maniera astratta è un grave errore di spersonalizzazione.
Istinto epistemofilico, conoscenza, emergenza ecologica
Se all'origine della conoscenza abbiamo un istinto epistemofilico che si attiva dall'interesse che ha il bambino per conoscere le 'cose' che contiene il corpo della madre e il suo corpo, tuttavia egli utilizza un possibile "istinto sadico" per smembrare il corpo materno, a livello fantasmatico, per scoprire cosa contiene. E' ovvio che si tratta di fantasie inconsce infantili. Il corpo della madre è l'ambiente originario dell'infante da cui egli trae la vita e soddisfa il suo bisogno arcaico di conoscenza.
C'è però da chiedersi come gli adulti, nelle loro rispettive professioni, si facciano orientare dall' "istinto epistemofilico", e in che misura per 'conoscere' il loro oggetto d'analisi utilizzino l' "istinto sadico". In Occidente la scienza fino adesso è andata avanti per analisi del suo oggetto di conoscenza. L'Oriente è stato invece orientato per sintesi rispetto alla possibilità di conoscere il mondo. Se gli scienziati occidentali vogliono sapere come è fatto un fiore, lo distruggono per analizzarlo in tutti i suoi aspetti, per 'conoscere' le sostanze chimiche di cui è composto, per studiarne le differenti parti col microscopio. Gli orientali lasciano il fiore lì dove si trova, lo osservano con la vista, possono anche meditare davanti a esso lasciandolo intatto. Il fiore è un essere vivente e va rispettato. La sua conoscenza può avvenire, per esempio, a livello estetico. E' ovvio che nell'approccio orientale alla conoscenza non c'è un "istinto sadico" in gioco rispetto al destino dell'oggetto che si vuole studiare.
D'altra parte, un conto è parlare di "istinto epistemofilico" per il bambino, un'altro come l'adulto cerca di conoscere i fenomeni del mondo. C'è, infatti, un'etica e una bioetica che bisogna rispettare nei confronti del modo come si conosce qualcosa nell'ambito della scienza. Lo stesso discorso vale anche per certe professioni che sono a rischio rispetto al loro operare per analisi, in cui i loro comportamenti potrebbero sconfinare con un uso disinvolto dell' "istinto sadico".
L'emergenza ecologica che stiamo vivendo in questo primo decennio del XXI secolo ci mette di fronte al problema di come gestire l' "istinto sadico" rispetto all'ambiente. Morin, in un suo articolo su la Repubblica pubblicato nel novembre del 2007, è consapevole degli effetti distruttivi provocati dal capitalismo globale, e tuttavia coltiva una speranza di rinnovamento attraverso il cambiamento dello stato delle cose in cui ci troviamo. Se l'ambiente simbolicamente equivale al corpo della madre, gli adulti si stanno comportando come dei bambini che vogliono squartare il corpo della madre per vedere cosa ci sta dentro, ma anche per distruggerlo! Bisogna combattere questa barbarie contro l'ambiente, a partire dalla messa in discussione in prima persona del proprio comportamento rispetto al mondo che ci circonda. Ognuno di noi si deve assumere la responsabilità che gli tocca rispetto ai propri comportamenti, rispetto al potere, grande o piccolo che abbia nella società, affinché riesca a contenere l' "istinto sadico" e porlo al servizio dell'amore per l'ambiente, invece di contribuire a renderlo sempre peggiore, anche nel suo piccolo. In questo senso, abbiamo bisogno di elaborare una psicologia della "posizione depressiva" affinché entriamo in contatto con i nostri sentimenti di colpa sani, e nei confronti dell'ambiente-madre realizziamo delle reali riparazioni psico-ecologiche, per esempio andando in giro in città con la bicicletta, a piedi, o con altri mezzi di trasporto non inquinanti, invece di muoverci sempre con l'auto o la moto, sia per spostarci di cento metri o di due chilometri. Se non ci sono impedimenti particolari alla persona, è meglio lasciare l'automobile o la moto a casa e usare l'una o l'altro solo in casi eccezionali. Sicuramente migliorerebbe la qualità dell'aria che così sarebbe meno inquinata e meglio per la salute di tutti, diminuirebbe l'inquinamento acustico che fa male all'udito, diminuirebbe la spesa per il carburante che costa sempre di più. Si tratta di rompere con le cattive abitudini, i comportamenti imitativi, i conformismi nocivi, e riuscire a immaginare e pensare un modo più sano di vivere e adottarlo come una buona filosofia esistenziale.
La catastrofe del clima è già un dato di fatto. Il rapporto della Fao Nutrition, Climate Change and Bioenergy letto il 3 giugno 2008 al summit di Roma è allarmante. Sono gli stessi contadini che lavorano nel settore della produzione del cibo (410 milioni) che soffrono la fame. Il riscaldamento globale del pianeta è connesso con la sottoalimentazione di 820 milioni di individui dei Paesi in via di sviluppo. Il resto delle persone sottoalimentate appartengono a pescatori e campagnoli (30%), poveri delle città (20%). I raccolti agricoli adesso, invece di essere utilizzati per il settore alimentare, diventano materia prima per produrre energia. Questo uso dei raccolti agricoli per farne dei biocombustibili non serve a molto, anche perché se questo diventa un trend energetico occorrono altri terreni a questo scopo. Ciò significa abbattere gli alberi delle foreste, accrescere i gas serra, aggravare le condizioni climatiche del pianeta. (Cianciullo, in: la Repubblica.it, 2 giugno 2008). Si tratta di un modo sbagliato di affrontare il problema energetico e di utilizzare l'"istinto sadico" per distruggere la terra-madre, e non per promuovere dei processi riparativi nei confronti del pianeta e affrontare la questione energetica in maniera più costruttiva.
Tramonto del kleinismo?
D'altra parte, se stiamo vivendo in un mondo in cui il sociale è finito (Touraine, 2004, tr. it. 2008), la globalizzazione promuove l'era dell' "individualizzazione" (Beck, Bauman), in cui è l'individuo che deve contare sulle proprie risorse e iniziative. Ciò significa che anche la psicologia dell'oggetto d'amore e dei processi riparativi, della psicodinamica degli affetti, di cui Melanie Klein è stata una pioniere nella "modernità solida" (Bauman), viene, nell'attuale situazione mondiale, o rimossa o negata. E' invece la psicologia del narcisismo tendenzialmente patologico che diventa dominante nel nostro mondo globale in cui prevalgono individualismo competitivo, valori conformistici del successo mediatico, della ricchezza illegale, della salute di facciata dietro cui tutti nascondono le loro fragilità (come se l'essere fragili fosse qualcosa di cui vergognarsi, mentre invece è un valore, come insegna Vittorino Andreoli), dell'essere all'altezza delle aspettative con l'aiutino della cocaina, della ricerca di esperienza sessuali orgiastiche borderline, della ricerca e del mantenimento di posizioni di potere a discapito degli altri con metodi e forme delinquenziali, anche se possono andarci di mezzo persone oneste che sono solo dedite al loro lavoro.
Il mentale è una fabbrica di teorie che ha per base la psicodinamica degli affetti
Potremmo dire che la conoscenza ha sempre una base filosofica perché il sapere ("-sofia") comporta l'amore ("filo-") per esso. Così, tutto il mentale è teoria. In questo senso, è inutile che si calchi l'accento sul "clinico" e sull' "empirico", come se fossero cose differenti dal bistrattato termine "teoria". Del resto, è lo stesso Freud a ritenere importanti in Tre saggi sulla teoria sessuale (1905), Teorie sessuali dei bambini (1908), Analisi della fobia di un bambino a cinque anni (Caso clinico del piccolo Hans) (1909), e anche in altri scritti, le teorie mentali dei bambini sulla sessualità, come esse vengono a costituire il loro modo di pensare, e in senso clinico possono anche provocare una nevrosi infantile o il loro stato mentale di salute. In un'accezione epistemologica, possiamo dire che il fattuale è certo basato sui fatti, come il clinico sull'osservazione, l'empirico sulla ricerca sul campo, ma queste attività e accadimenti non possono dirsi estranei al mentale, e il mentale è una fabbrica di teorie.
Ci sono "teorie" che consideriamo migliori perché permettono un ottimale funzionamento della mente, mentre altre (per esempio, i pettegolezzi, i pensieri basati su sentimenti ed emozioni negative, le cattiverie, le menti machiavelliche che elaborano le molestie morali contro il prossimo, i complotti persecutori, eccetera) sono costruite da menti ciniche che bramano il potere sull'altro, menti anti-psicologiche anche di individui che lavorano proprio nell'ambito delle pratiche della psiche, e che spesso sono burocrati della mente che hanno scarse capacità di sensibilità ed empatia verso gli altri. Costoro provocano 'danni' alla mente del prossimo, e sono espressione di una mente che funziona a livelli meno evoluti.
In questo senso, le "teorie" sono intimamente legate agli affetti. Odio, gelosia, vendetta, risentimento, invidia, sadismo, emozione autoritaria, soddisfazione maligna nel tenere in pugno coloro che sono sottoposti in un ambiente di lavoro, sono esempi di catttive teorie della mente. Al contrario, amore, coraggio, fedeltà a se stessi, perdono, gratitudine, valorizzazione e riconoscimento dell'altro, generosità, gioia, dono, bellezza, sono sentimenti che permettono di pensare teorie più evolute mentalmente e che esprimono un livello di funzionamento mentale di più alto livello.
Il discorso sui criteri di come si pervenga alla produzione di conoscenza (epistemologia) ha a che fare anche con le "teorie" che produce la mente e la mente che costruisce "teorie" la cui qualità è influenzata dalla psicodinamica degli affetti. In questo senso, la psicologia psicoanalitica di Melanie Klein si presta bene al tentativo di comprendere le basi affettive della conoscenza, e non è un caso che Bion (Bion, 1963, tr. it. 1979) abbia cercato di mettere a punto una psicoanalisi kleiniana del pensiero.
Riferimenti bibliografici
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1 commento:

Anonimo ha detto...

Quale teoria psicoanalitica consideri la piu completa oggi?


piergiorgioblog.blogspot.com